Gli spagnoli Civera e Uslè per la prima volta in Italia

Le creazioni dei due talenti in esposizione alla galleria “Alfonso Artiaco” L’obiettivo: sviluppare possibilità di dialogo tra artisti della stessa terra

NAPOLI. La prima volta in Italia di due talenti delle arti figurative, quali sono Victoria Civera e Juan Uslé. E' una iniziativa che reca la firma di uno spazio prestigioso, quello della Galleria Alfonso Artiaco di Napoli. L’esposizione risponde ad un programma ben più vasto, incentrato sulle varie, sviluppabili possibilità di dialogo tra artisti della stessa terra, in tal caso la Spagna: ecco che vediamo davanti ai nostri occhi un insieme di segni, di opere a tre dimensioni e tanto altro.

La mostra s'impernia sulle realizzazioni in grafica di Victoria Civera e su quelle pittoriche di Juan Uslé.

La Civera approda al disegno, ai lavori grafici dopo un lungo e costruttivo indugio presso altre fonti di ispirazione. Ciò che, verso la fine degli anni Settanta, ha ceduto il passo in maniera quasi esclusiva, alla pittura, dapprima nella veste di piccolo formato delle tele, aduse a celebrare il forte interesse verso i più comuni oggetti di vita quotidiana; in seguito, mediante un crescendo dimensionale che oggi fa dell’aspetto volumetrico un che di centrale, coerente trasposizione dei sentimenti che si espandono senza timori nello spazio e nel tempo, nel cui ambito trovano posto e si posizionano volta per volta materiali resi in forma planare e successivamente proposti tridimensionalmente. Ne risalta una dialettica fascinosa e irresistibile tra i due mondi possibili: quello figurativo e quello astratto.

Ed ecco che a quei piccoli formati disposti nell'estrema parte dell’Artiaco si aggiungono le odierne “Pregnant of Colour” (2013), “Again” (scultura, 2013), veicoli colloquiali nel mondo dell'arte per l’interpretazione dell’humus delle donne occidentali.

Uslé è invece costantemente in movimento tra Saro (Spagna meridionale) e New York, dove si crea uno spettro di sensazioni e di significati che costituiscono la linfa vitale per la sua produzione. La sua caratteristica pennellata rappresenta il focus della sua proposta, ove quell’elemento viene continuamente messo da lui in relazione con il battito del cuore. Un intero che si riversa quindi nella scelta dell'Artiaco, il cui pilastro sta nelle tele di grandi dimensioni vivificate da pennellate lunghe e sinuose, disposte in sequenza e in larghezza tale da dare immediatamente l'impressione di righe che occupano rapidamente lo spazio situato davanti ai nostri occhi.

La mostra chiuderà il 31 gennaio ed è visitabile dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 20.

Ciro Manzolillo

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