GLI OCCHI CHIUSI QUASI UNA BEFFA

di LUIGI VICINANZA C’era una volta Berlusconi… E c’è ancora. Nonostante gli acciacchi che lo costringono a letto, ricoverato al San Raffaele di Milano, l’ospedale dai conti disinvolti su cui regnò...

di LUIGI VICINANZA

C’era una volta Berlusconi… E c’è ancora. Nonostante gli acciacchi che lo costringono a letto, ricoverato al San Raffaele di Milano, l’ospedale dai conti disinvolti su cui regnò don Verzé. La diagnosi, esibita dagli avvocati del Cavaliere in tribunale per far saltare l’udienza del processo Ruby, parla di uveite: una infiammazione dell’occhio - scopro consultando qua e là sul web - più forte della congiuntivite. Insomma, povero Silvio, ha gli occhi gonfi. E noi italiani – per primo io con chi mi sta leggendo in questo momento – saremo gonfiati di informazioni sull’uveite, nuovo tormentone di questa confusa stagione post-elettorale.

Uveite, suvvia, contrappasso simbolico per chi si è consumato la vista guardando tutti quegli spettacolini di burlesque nelle serate eleganti di Arcore. Per un po’ dovrà farne a meno e le belle forme della nipotina di Mubarak dovrà accontentarsi di ammirarle in quella grigia aula del Palazzo di giustizia. Persino la visita fiscale volevano mandargli, come a un qualsiasi assenteista fannullone: non ci si può più neppure ammalare dopo essersi consumati gli occhi con una vita così impegnata, che non ti credono…

Ma i guai di Berlusconi non finiscono qui. Se un certificato medico è sufficiente per scansare un’udienza, non lo protegge tuttavia dalla condanna a un anno inflittagli sempre a Milano per rivelazione del segreto d’ufficio: si tratta del nastro registrato con l’infelice frase di Piero Fassino: “Abbiamo una banca?”. Il Cavaliere ottenne quella intercettazione in modo illecito e ne fece un uso ancor più spregiudicato utilizzando l’informazione per una campagna di stampa contro l’allora segretario dei Ds in vista delle elezioni del 2006. Che poi una banca in mano alla sinistra davvero ci sia stata, il glorioso Monte dei Paschi di Siena, è tutta un’altra vicenda e ne stiamo vedendo i tragici sviluppi. Poi ci si mette pure la procura di Napoli a indagare sulla possibile compravendita di senatori per far cadere il governo Prodi (ieri ascoltato dal pm come persona informata sui fatti). Tre milioni la supervalutazione per Sergio De Gregorio, il dipietrista arruolato dal centrodestra.

Si affannano le donne e gli uomini del Pdl a ribadire che no, la manifestazione di Roma convocata per il 23 marzo non è contro i giudici o meglio ancora contro le procure, ma è in difesa della democrazia minacciata da Grillo e dal suo Movimento 5 Stelle. Propaganda sempre buona, in vista di elezioni ravvicinate. Ma l’attacco ai giudici è il chiodo fisso dell’ex premier e dei suoi fedelissimi. Torna un passato che non passa. Comportamenti sregolati, affari oscuri, ricatti e trame politiche: il peso degli ultimi vent’anni si scarica qui e ora, con un governo improbabile e un Parlamento ingovernabile. Sorge l’astro a 5 stelle ma non finisce la notte berlusconiana. E’ il corto circuito di un paese paralizzato, impaurito, esausto, deprivato di speranze.

Sembrano quanto mai calzanti le parole poetiche di Italo Calvino in “Le città invisibili”: «E' inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o t. ra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati». La povera Italia come la fantastica Zenobia. Chi saprà dar forma ai desideri collettivi? Nonostante tutto, non possiamo rassegnarci a veder cancellato il desiderio di un paese migliore.

@VicinanzaL

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