Gli industriali conservieri «A noi interessa l’efficienza»

Ogni mese dallo scalo partono 10mila container delle aziende di trasformazione Il 70 per cento della produzione dell’Agro nocerino è destinata all’esportazione

«Più che il modello di governance ci interessa l’efficienza che questa riforma dovrà dare al comparto conserviero campano, garantendo i tempi di consegna e la qualità delle merci che esportiamo in tutto il mondo». E’ questo il punto di vista delle associazioni di categoria e degli imprenditori del settore sul decreto legislativo di riordino dei porti che il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, ha inviato alle commissioni parlamentari competenti per esaminarlo prima dell’approdo alle Camere. Un decreto che prevede la riorganizzazione dell’intero sistema portuale italiano attraverso l’accorpamento delle Autorità portuali. Se il decreto passasse, i porti di Salerno, Napoli e Castellammare di Stabia ricadrebbero sotto la competenza di un’unica Autorità Portuale.

Al dibattito che si è aperto in questi giorni in città si ascrivono ora anche gli imprenditori di uno dei settori senza i quali lo sviluppo che si è registrato in questi anni nel porto di Salerno, in termini di numeri e fatturato, non ci sarebbe stato. «Ogni mese – ha detto Giovanni De Angelis, direttore generale dell’Anicav, l’associazione nazionale di categoria – dai porti campani partono 12mila container di prodotti conservieri: 10mila soltanto da Salerno. Il 40 per cento della movimentazione delle merci all’interno di questo scalo è dovuto alle nostre produzioni. Insomma, si capisce che per noi il porto di Salerno ha un interesse particolare, anche perché il 70 per cento della produzione nella sola area dell’Agro nocerino sarnese è destinata all’esportazione. La semplificazione amministrativa è sempre qualcosa di positiva. L’importante – ha evidenziato – è che con questo accorpamento non vengano meno gli standard qualitativi».

Per Annibale Pancrazio, ex presidente dell’Anicav e patron dell’omonima industria con sede a Cava de’ Tirreni, «il settore conserviero esporta in tutto il mondo e dunque ha bisogno dell’integrazione dei due porti. Napoli – ha spiegato – è un porto dal quale si possono raggiungere tutte le destinazioni, mentre da Salerno è possibile raggiungerne solo alcune, anche se ugualmente importanti. L’integrazione – ha proseguito – va bene, ma non deve essere fatta a discapito dei costi e del servizio e, soprattutto, sulla pelle degli operatori privati. Non diamo giudizi sull’impianto del decreto ma – ha sostenuto – staremo alla finestra».

Come annunciato dagli operatori portuali dunque anche il mondo dell’impresa non starà a guardare e si dice pronto a dare battaglia qualora fosse necessario. Dello stesso avviso anche De Angelis. «Attendiamo l’esito dell’iter legislativo prima di pronunciarci, seguendo la linea di Confindustria Salerno. Ma dobbiamo tenere alta la guardia per preservare l’infrastruttura. Gli accorpamenti – ha ricordato – possono portare a delle economie di scala ma sul piano pratico, nel caso di una fusione con Napoli, potrebbe portare problemi non di poco conto nel dialogo tra le due realtà se non ci saranno rappresentanti che faranno valere le nostre imprese. Non vorremmo, insomma, che le difficoltà di Napoli si ripercuotano su Salerno. Se succederà – ha concluso – siamo pronti a far sentire la nostra voce».

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