«Gli indagati fuori dal Comune» 

La commissione nega documenti e accesso in Municipio ai coinvolti nell’operazione “Sarastra”

La commissione straordinaria del Comune di Scafati nega i documenti e l’accesso in Municipio agli indagati nell’ambito dell’operazione “Sarastra”. Il prefetto Giorgio Manari, capo della triade, ha blindato ancora di più la macchina amministrativa dell’Ente alla luce delle intercettazioni ambientali tra Nello Maurizio Aliberti e Giovanni Cozzolino sulla richiesta di accesso agli atti comunali e ai presunti rapporti a distanza con l’ex sindaco Pasquale Aliberti. Proprio dopo l’informativa della Dia, finita negli atti del processo che partirà il prossimo 16 maggio con due incidenti probatori al Tribunale di Nocera Inferiore, il prefetto Manari ha redatto una lista nera, consegnata poi ai dipendenti, sulle persone che non possono avere accesso al Municipio e ottenere delibere o atti di qualsiasi tipo licenziati dagli uffici comunali.
Il primo a farne le spese, nei giorni scorsi, è stato Giancarlo Fele, ex vicesindaco della Giunta Aliberti, la cui posizione è stata stralciata nell’ambito dell’inchiesta madre “Sarastra”. Finito nel registro degli indagati lo scorso dicembre, è stato tirato in ballo dal pentito Andrea “Dario” Spinelli. L’imprenditore, la scorsa estate, era stato chiamato dal pm Vincenzo Montemurro a fare chiarezza, come persona informata dei fatti, su alcuni incontri con Pasquale Aliberti, all’epoca impegnato con le sue indagini difensive. Da allora ha mantenuto un basso profilo, anche quando non ha ricevuto l’avviso di garanzia da parte della magistratura. Poi, il pentito ha delineato la sua figura agli inquirenti, nonostante Fele non abbia mai incontrato “Dariuccio”. Per conto suo, secondo il pentito, avrebbe trattato Patrizio Vaiano, figlio di Andrea, ex presidente della Virtus Scafatese. «Ci incontrammo nel bar e mi chiese se io portavo a qualche politico. In quel momento ho capito che gli serviva qualche voto a livello familiare e gli dissi: non ci sta problema, siamo quattro, cinque di noi. Io mi riferisco perché gli serve una mano a questo politico».
Spinelli spiega di sapere alcuni particolari importanti della sua campagna elettorale: «Gli servivano un centinaio di voti, perché stava già ben messo. Dice che al lato di San Vincenzo là, tutto… A chi ha pagato 20 euro, giovani la maggior parte e gli servivano un centinaio di voti perché lui voleva fare il primo posto». Da qui, si sarebbe formalizzato un accordo con Vaiano junior per conto del politico.
Accuse pesanti, tali anche per la commissione straordinaria, che dopo il caso Aliberti junior-Cozzolino ha deciso di stringere ancora di più il cerchio per provare a ripristinare quella legalità che è l’obiettivo principale della triade sin dal suo insediamento, nel gennaio 2017, quando il Comune è stato sciolto per camorra.
Domenico Gramazio
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