Gli assenteisti del “Ruggi” non torneranno a lavoro

Per sei su sette il Riesame ha confermato la sospensione di un anno dal servizio Accolta soltanto l’istanza di Fasano: condotta estemporanea e non abituale

Solo uno, dei sette “assenteisti” dell’ospedale che chiedevano di tornare a lavoro, potrà riprendere servizio. Per tutti gli altri il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di revoca della misura interdittiva, confermando il rischio di reiterazione del reato evidenziato dal giudice delle indagini preliminari Sergio De Luca nell’ordinanza che a settembre ha disposto la sospensione dal lavoro per un anno. Restano quindi a casa la caposala Elena D’Ambrosio, l’operatore socio sanitario Enrico Severino, l’ausiliario Santo Pepe, l’infermiera Maria Luisa Palo, gli operatori tecnici Ciro Cuciniello e Antonio Criscuolo. L’unica istanza accolta è stata quella discussa dal difensore Michele Tedesco per l’operatore tecnico specializzato Francesco Fasano. Nel suo caso sono state segnalate solo un paio di irregolarità (“favori” ad altri dipendenti nella timbratura del badge), a cui è stato attribuito carattere estemporaneo. Il Tribunale (presidente Gaetano Sgroia, relatore Maria Grazia Pisapia) non ha quindi rinvenuto per lui quel presupposto della “abitualità” su cui si fondava la misura interdittiva.

La sospensione dal servizio resta ancora in vigore anche per altri due dipendenti del “Ruggi”, il caposala Carmine De Chiaro (sindacalista del Sapmi) e l’infermiera Carmela Di Paolo, che hanno rinunciato a rivolgersi al Riesame. Per i sei che l’istanza se la sono invece vista respingere resta adesso la strada della Cassazione, ma nel frattempo anche l’azienda ospedaliera sta facendo le sue mosse con l’apertura di procedimenti disciplinari. E il rischio, per molti dei coinvolti, è quello del licenziamento. Per adesso è stato notificato l’avvio della procedura, ora c’è il tempo per le controdeduzioni con richieste di audizione e memorie difensive, ma le deliberazioni degli organismi disciplinari dovrebbero arrivare già per fine anno. Nei giorni scorsi alcuni provvedimenti sono stati già adottati nei confronti di una quindicina di ospedalieri dei trentadue finiti sotto la lente di una commissione d’inchiesta interna prima ancora dell’indagine giudiziaria. Solo in due casi i nomi coincidono con quelli entrati nel fascicolo del sostituto procuratore Francesco Rotondo, per gli altri le irregolarità non avrebbero concretizzato fattispecie penali e infatti la misura disciplinare adottata è stata solo quella della censura (tranne che per tre persone nei cui confronti è scattata una sospensione di pochi giorni). Le indagini della Procura però proseguono, e oltre alle dodici posizioni per le quali erano stato richiesto l’arresto sono al vaglio altre centinaia di condotte segnalate dalla Guardia di Finanza come possibili illeciti.

L’indagine nasce dall’esposto di Giuseppe Cicalese, sindacalista e dipendente del “Ruggi”, che aveva denunciato anomalie nel ricorso al lavoro straordinario ed episodi in cui il personale si allontanava dal posto di lavoro subito dopo aver timbrato il cartellino segnatempo, oppure dopo averlo fatto timbrare a colleghi compiacenti. I finanzieri del Gruppo, coordinati dal tenente colonnello Diego De Luca, hanno puntato telecamere nascoste sulla postazione marcatempo, hanno ripreso dipendenti che timbravano anche per gli altri e hanno poi seguito gli assenteisti, scoprendo che in orario di lavoro si allontanavano per fare la spesa, dedicarsi allo shopping, passeggiare sulla spiaggia. La Procura parla di “costanza davvero rilevante con la quale le condotte illecite sono state poste in essere, nonostante il breve lasso temporale in cui gli indagati sono stati monitorati”. Per questo si è ritenuto di trovarsi di fronte a “un sistema ben collaudato”, che andava avanti da tempo e presupponeva – incalza il magistrato – un “totale spregio del rapporto di correttezza che dovrebbe improntare l’effettuazione dell’attività lavorativa”.

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