Gli affari della camorra a Sant’Egidio

Nel mirino dell’antimafia gestione del verde, concorsi, forniture di calcestruzzo e parcheggi

SANT’EGIDIO DEL MONTE ALBINO. L’antimafia di Salerno lavora su grossi appalti e favori in odore di camorra con una pericolosa connivenza da parte di politici e malavitosi, con un solido asse costituito con personaggi dei clan paganesi.

La Dda lavora fin dalle prime dichiarazioni dei pentiti del clan Greco, corroborate dalle audizioni processuali fatte al processo Linea d’ombra e da ulteriori riscontri messi insieme in estate dagli investigatori. Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex assessore provinciale e attuale sindaco della città Nunzio Carpentieri e dell’ex consigliere Vincenzo Sorrentino, la procura ha individuato i punti focali dell’attività, partendo dall’affidamento del servizio di manutenzione verde pubblico e pulizie, fino alla concessioni edilizie lottizzate, in particolare per la costruzione di parcheggi e strade eseguite sempre dalle stesse ditte, la realizzazione della scuola elementare a Orta Loreto, con forti dubbi sulla fornitura di cemento, e infine le assunzioni sospette dei vigili.

Il registro conta più di dieci indagati, tra i quali personaggi di spicco del clan paganese, i due politici locali citati con dovizia di particolari dal figlio del boss Alfonso Greco e imprenditori favoriti. Il cuore della prima fase si riferiva all’affare parcheggi, con Alfonso Greco a illustrare in aula gli interessi e il modus operandi del clan Greco-Sorrentino, in grado di controllare e infiltrare le attività politiche amministrative.

Greco parlò di un incontro avuto con il sindaco Carpentieri e Vincenzo Sorrentino proprio per il servizio parcheggi, parlando di un accordo pronto da dettagliare, praticamente chiuso. Lo spunto per tale attività arrivava, secondo il pentito, dal suo “compariello” di Pagani, Michele Petrosino D’Auria, figlio del boss Gioacchino, amico di Alberico Gambino, uomo ombra della politica e suggeritore dell’affare. Il modello di riferimento era Pagani, dove l’interessamento del clan Fezza-Petrosino D’Auria aveva concluso un buon accordo. «Andai dall’assessore Vincenzo Sorrentino – spiegò Greco al pm Montemurro - parlammo col sindaco Carpentieri. Io e mio padre lo conosciamo da una vita, gli diamo del tu, e quello disse che quando i parcheggi erano pronti non c’erano problemi».

L’affare saltò ma il clamore dell’inchiesta, con un lavoro svolto dagli uomini della tenenza di Pagani, diede seguito all’interrogatorio del sindaco.

Alfonso T. Guerritore

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