Giustizia caos, avvocati in sciopero

A gennaio dieci giorni di astensione contro udienze fiume, disagi e aule “pollaio”

Dieci giorni di sciopero, dall’11 al 20 gennaio, per protestare contro un’organizzazione delle attività giudiziarie che autoalimenta il caos e finisce per penalizzare tutti gli attori del processo. Li ha indetti ieri mattina l’assemblea della Camera penale, annunciando l’astensione degli avvocati penalisti dalle udienze e la stesura di un documento in cui si chiederà ai vertici del Palazzo di giustizia un deciso cambio di rotta. Le richieste riguardano essenzialmente la gestione dei ruoli di udienza e l’accesso alle cancellerie. Si sollecita innanzitutto il rispetto degli impegni che erano stati assunti nei mesi scorsi, dopo le prime proteste dell’avvocatura per aule “pollaio” e orari a fisarmonica. La Camera penale invoca in primis il rispetto del protocollo di udienza, che salvo casi eccezionali ferma alle 14 la trattazione dei processi. E ribadisce la necessità di suddividere le udienze per fasce orarie, così da evitare che si possa aspettare il proprio di turno dalle 9 di mattina fino al pomeriggio. È un disagio vissuto soprattutto per le materie di competenza dei giudici monocratici, alle prese ogni giorno con un elenco lunghissimo e con spazi troppo spesso insufficienti. È anche in virtù di queste difficoltà che si insiste perché i processi destinati ad essere rinviati (per assenza di testi o difetti nelle notifiche) siano chiamati subito, evitando alle parti inutili attese.

Ad alimentare il malcontento è giunta poi la recente attuazione, nella cancelleria della seconda sezione, della disposizione con cui lo scorso settembre la presidenza del Tribunale ha previsto la collocazione di numeratori per regolare l’afflusso dell’utenza. «Noi non siamo utenza – protestano gli avvocati – Siamo una componente delle istituzioni, parte indispensabile del procedimento penale così come è garantito dalla Costituzione».

Il 20 gennaio, giorno fissato per la conclusione dello sciopero, si tornerà in assemblea. Si valuteranno le eventuali risposte pervenute e si deciderà il da farsi. «Con questa astensione – spiega il presidente della Camera penale, Michele Sarno – intendiamo rivendicare la dignità del ruolo dell’avvocatura e cercare di essere da pungolo per una gestione delle attività di udienza che vada nella direzione di avvantaggiare soprattutto i cittadini. Le nostre battaglie non sono soltanto in favore degli avvocati madei cittadini e anche di magistrati e personale di cancelleria che ogni giorno, tra mille difficoltà, svolgono l’attività nelle aule di giustizia». (c.d.m.)

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