criminalitÀ

Giudizio immediato per il bandito

Prese parte con due complici alla rapina al tabaccaio di via Veneto

È fissato al prossimo diciassette marzo il processo con decreto di giudizio immediato per Alberto Di Pierno, indagato in qualità di autista della rapina ad una tabaccheria di Cava eseguita nell’ottobre 2014.

L’uomo è stato ritenuto partecipe a quell’azione dopo una decisiva integrazione investigativa della Polizia di Stato appartenente al Commissariato di Cava che aveva rintracciato la donna legata sentimentalmente all’indagato, ottenendo in un interrogatorio elementi decisivi riferiti alle sue responsabilità. Quel giorno Di Pierno riferì alla donna, secondo gli atti raccolti, che doveva sbrigare faccende relative ad operazioni di vendita e acquisto di sigarette: fu quella circostanza a ricostruire gli eventi criminosi, inducendo il gip di Nocera ad emettere misura domiciliare per l’indagato, dopo un precedente rigetto. Ventisettenne nato a Napoli e residente a Portici, noto alle forze dell’ordine per diversi precedenti, quel giorno fece base al Vescovado di Nocera Inferiore, quartiere di residenza della ragazza ascoltata. La rapina, secondo le ricostruzioni, venne commessa dall’uomo in concorso con due complici, il 22 ottobre 2014 presso una tabaccheria di via Vittorio Veneto a Cava.

Uno dei tre rapinatori per le indagini era lui, che prima minacciò la moglie del titolare e poi colpì alla testa col calcio della pistola lo stesso titolare del negozio, deciso a difendere la donna dall’assalto, per poi impadronirsi del bottino. Di Pierno risponde di rapina in concorso, con il quadro consolidato dall’ascolto del teste chiave dell’indagine. Dalle ricostruzioni prese parte al blitz camuffato con un giubbotto dal bavero alzato e occhiali, identificato con un primo riconoscimento puntato su altezza e fattezze.

La macchina fu intercettata da un controllo autostradale, uscita secondo le tracce al casello di Nocera Inferiore, fino ad arrivare nella zona del Vescovado, quartiere di riferimento ripercorso dalla polizia. Una volta individuata vettura e presunto occupante, arrivò anche la compilazione di una dettagliata informativa, con la richiesta cautelare firmata dal gip.

«Ero con amici»: questo l’alibi del giovane finito nei guai, ora raggiunto dal decreto di giudizio immediato, con l’elemento testimoniale a completare l’accusa.

©RIPRODUZIONE RISERVATA