Il vescovo

Giudice ai detenuti «Dignità anche nel peccato»

I ceri pasquali realizzati dai detenuti a Fuorni, di cui gran parte provenienti dall’Agro nocerino sarnese, non sono stati solo una segno materiale, ma anche l’occasione per richiamare l’attenzione...

I ceri pasquali realizzati dai detenuti a Fuorni, di cui gran parte provenienti dall’Agro nocerino sarnese, non sono stati solo una segno materiale, ma anche l’occasione per richiamare l’attenzione sulla situazione delle carceri italiane. Monsignor Giuseppe Giudice, prima di consegnare i lumi di cera ai delegati delle parrocchie della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, nell’omelia della Candelora ha riservato un importante pensiero ai carcerati. «Il cero è un segno verso i nostri fratelli e sorelle che sono nelle carceri che scoppiano. Dove c’è il buio, dove c’è una cella, arriva la luce del Signore. Mai dobbiamo dimenticare che c’è una dignità anche quando c’è il peccato».

I ceri sono stati realizzati da coloro i quali si impegnano a costruirsi un futuro, nonostante la detenzione: «Questi nostri fratelli – ha detto monsignor Giudice – pagano per i loro errori, ma vogliono riabilitarsi. Sarebbe bello se il carcere non fosse solo un luogo dove si è rinchiusi, gettati. Anche noi, che pensiamo di essere liberi – ha aggiunto il vescovo – siamo in carcere, in gabbia, quando ci facciamo prendere dalla tristezza, dall’invidia, dalla divisione e dalla sofferenza. Quando dividiamo le famiglie, le comunità, la chiesa».

«Una luce si accende sempre, anche per chi ha sbagliato», ha commentato il direttore Caritas, don Alessandro Cirillo, che ha coordinato il progetto in collaborazione con il cappellano del carcere, don Rosario Petrone.

Nella festa del 2 febbraio, che è stata anche la giornata dei consacrati, il vescovo ha tratto spunto dal vangelo per inviare un pensiero «agli anziani, agli allettati, a coloro che hanno dato la vita al Signore: vivano questa fase come Simeone, lui non si dimette dalla vita, ma si mette tra le braccia di Dio».

Salvatore D’Angelo

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