Giro di droga per l’Agro Confermate le condanne 

La Cassazione respinge i ricorsi per gli angresi che trafficavano con il Vesuviano I giudici: «La diffusione degli stupefacenti era capillare sul mercato»

Droga dall’hinterland vesuviano ad Angri per rifornire le piazze di spaccio dell’Agro nocerino sarnese: la Corte di Cassazione ha confermato le pene per i capi dell’organizzazione smantellata con l’operazione condotta nel 2014 dalla Procura Antimafia di Salerno. Quattordici gli arresti all’epoca dei fatti, ma gli ermellini si sono trovati a decidere solo per le posizioni di chi ha impugnato la sentenza della Corte d’Appello di Salerno del giugno 2010: Nicola Erriquez, 54 anni, proprietario del bar di Angri; la 33enne figlia Imma; il 42enne Alfredo Faiella alias ‘O parigino; il 45enne Alfonso Morello, già noto per le vicende legate al clan Loreto-Ridosso. Arrivata la stangata in primo grado, in Appello i quattro hanno poi ricevuto notevoli sconti di pena. Nicola Erriquez da 11 anni era stato condannato a 6 anni e mezzo. La figlia Imma da 4 anni e nove mesi alla riduzione di due anni e 8 mesi. Sconto anche per Faiella, da 9 a 6 anni e mezzo, e per Alfonso Morello, da 7 a 4 anni. Notevoli anche le sanzioni pecuniarie, che solo per i quattro hanno toccato quota 132mila euro.
I quattro, difesi dai legali Antonio Raiola e Antonio Boffa, hanno impugnato la sentenza ricorrendo alla Suprema Corte contestando il giudizio dei magistrati salernitani. La loro tesi, però, è stata rigettata dal collegio della sesta sezione Penale. Per gli ermellini, infatti, le motivazioni sono risultate “infondate”, poiché “le indagini hanno messo in luce l’esistenza di un circuito criminale ben radicato ed organizzato caratterizzato da una fitta rete di rapporti di scambio, come tale allarmante e pericoloso, per la capillare diffusione della droga sul mercato dei consumatori”. Apprezzata la collaborazione “seppur tardiva” di Alfredo Faiella in Appello, nonostante i giudici della Cassazione evidenzino la sua “spiccata pericolosità sociale” per aver ripreso, dopo la sua scarcerazione, i contatti con gli acquirenti consumatori e con gli altri pusher nonostante il regime degli arresti domiciliari cui era sottoposto.
Confermato, dunque, l’impianto accusatorio dell’inchiesta che aveva stroncato un giro d’affari di decine di migliaia di euro. Le indagini avevano consentito di scoprire che le dosi di marijuana, hashish e cocaina acquistate all’ombra del Vesuvio venivano rivendute tra Angri, Scafati e altre città dell’Agro. Tutto partiva dal bar “President Chic” di Angri, punto di ritrovo dei pusher.
Domenico Gramazio
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