LA STORIA

Giovane coppia nigeriana si riunisce a Salerno: "Per sempre grati alla città"

Hanno anche deciso di battezzare la figlia a San Demetrio

SALERNO. Gli occhi grandi spalancati sulla città che corre, tra luci, pacchetti, brindisi. I ricci neri raccolti in un cappellino giallo, lavorato a mano. E in mano una pizzetta che addenta felice, arrampicandosi tra le ginocchia di mamma e papà. Elizabeth ha quindici mesi, pochi ricordi, la curiosità bambina di acchiappare con lo sguardo quello che succede intorno. Oggi pomeriggio, alle 18.30, riceverà il sacramento del battesimo da don Mario Salerno nella parrocchia di San Demetrio, in un giorno particolare, quello della festa della Santa famiglia, quando le coppie rinnoveranno le loro promesse matrimoniali. Ma non è solo per questo che il battesimo di Elizabeth sarà speciale: la piccola nigeriana festeggerà una delle prime e significative tappe della sua vita nella città dove è nata e che ha aiutato mamma Jennifer Onyemauche e papà Franklin Godfavor, entrambi richiedenti asilo, a ritrovarsi dopo un periodo di separazione forzata e stenti e dolore e paura di morire. «Quando abbiamo deciso di battezzare Elizabeth non abbiamo avuto dubbi – racconta Franklin – Questa città ci ha accolto e ci ha aiutati. Non abbiamo trovato altrove tante persone così generose ed amichevoli nei nostri confronti». E così, anche se adesso vivono in una comunità per famiglie ad Imperia, hanno voluto scegliere la chiesa dove hanno provato l’emozione di essere parte di una comunità.
«Ci siamo sposati in Nigeria nel 2015 e a gennaio 2016 ci siamo trasferiti in Libia – racconta il giovane papà – In Nigeria la vita è molto complicata. Pensavamo che in Libia fosse diverso. Ma nonostante avessi trovato lavoro in un’azienda, mi sentivo costantemente in pericolo ed avevo paura per la mia famiglia. Il tasso di criminalità è molto elevato e quando andavo al lavoro mi organizzavo con i colleghi per fare dei turni e non lasciare mai le nostre donne ed i nostri figli da soli». Un inferno dal quale scappare. E così è stato. «Quando Jennifer era incinta e prossima a partorire hanno deciso che sarebbero venuti in Italia ma avevano i soldi solo per un biglietto così decisero di far partire solo lei – spiega Rossano Daniele Braca dell’associazione Venite Libenter, che ha aiutato i due a riunirsi – Si sono separati a luglio del 2016 perché Jennifer doveva andare in un’altra città per imbarcarsi. È arrivata in Italia solo nella seconda metà di agosto e Elizabeth è nata il 3 settembre a Salerno». La madre era ancora minorenne per cui fu affidata a una comunità. Franklin era riuscito a raggiungere l’Italia solo a ottobre dello stesso anno ma siccome non riusciva a provare di essere marito di Jennifer e padre di Elizabeth fu mandato in un centro di prima accoglienza in Liguria. «Ci siamo fatti carico di organizzare un incontro che è avvenuto presso la comunità di Salerno la mattina del 25 dicembre 2016 come regalo di Natale – continua Braca – Un regalo doppio, perché il 25 è anche il compleanno di Jennifer. Ricordo ancora la sua gioia quando riabbracciò il marito». I volontari di Venite Libenter, infatti, organizzarono una raccolta fondi per acquistare un biglietto aereo e per garantire a Franklin una sistemazione in albergo ed i pasti. «Purtroppo per ragioni burocratiche dopo una settimana si sono dovuti dividere nuovamente con la promessa che avremmo fatto di tutto per farli riunire al più presto», ricorda il fondatore dell’associazione, che questo pomeriggio vestirà i panni di padrino per la piccola Elizabeth.
«Sentiamo Salerno come la nostra città – ammette la coppia – e vorremmo tanto trasferirci qui». A Imperia non sono riusciti a integrarsi, nè a trovare lavoro. E non potranno resistere a lungo senza assistenza, anche perché Jennifer è in attesa del secondo figlio. Franklin ha lavorato come receptionist in un albergo, come barman in Nigeria e cuoco per la Caritas. «Se avessi la possibilità di lavorare, ci trasferiremmo subito qui. Questa è una città fantastica e le persone sono meravigliose», confida. La speranza è che per il battesimo di Elizabeth possa arrivare un regalo, ancora una volta inaspettato: un lavoro e l’inizio di una nuova vita, felice, nella città che li ha fatti sentire accolti.
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