Giorgina, ultimo saluto e poi la sepoltura 

Oggi la tumulazione della donna triestina rimasta nella cella frigorifera del Ruggi per un anno. Il Comune anticipa le spese del funerale

La parola fine sta per essere scritta sulla vicenda di solitudine della signora Giorgina Ciscot. Stamattina, alle 11 e 30, la sua salma sarà prelevata dalla cella frigorifera dell’ospedale Ruggi d’Aragona dove è rimasta per oltre un anno e sarà sepolta nel cimitero di Salerno. Prima ci sarà la benedizione della salma nella cappella del cimitero. Le spese delle esequie saranno anticipate dal Comune, in particolare dal settore Servizi sociali, sollecitato dall’assessore Nino Savastano che, da quando la storia della signora Ciscot è stata tirata fuori dal gelido oblio in cui era stata dimenticata, si è attivato per offrirle degna sepoltura.
La vicenda della signora Giorgina è diventato un caso emblematico di come la burocrazia possa essere unamatassa che più si cerca di dipanare e più si ingarbuglia, fino a diventare disumana. E l’ultimo atto, quello che – finalmente – ha sbloccato la vicenda e risarcito simbolicamente la signora Ciscot è arrivato solo ieri, quando dalla Procura è arrivato il nulla osta per il seppellimento della salma. Intervento della magistratura che si è reso indispensabile perché la signora, originaria di Trieste, da dove era fuggita dopo la seconda guerra mondiale, è deceduta al San Leonardo il 19 gennaio del 2017 senza lasciare alcun parente.
La signora quasi novantenne era vedova ed è rimasta, completamente sola, dopo che anche l’amatissimo fratello e sua moglie sono morti. Per alcuni anni, come ricorda il farmacista del quartiere, la signora fu costretta a far ricoverare il fratello in una casa di riposo in provincia Salerno, perché lei non era più in grado di assisterlo. Nonostante le fatiche e gli acciacchi, però, ogni giorno, con la pioggia o con il sole, saliva sul pullman e dopo un lungo viaggio era lì a fargli visita.
Una donna “nordica e riservata”, come raccontano le vicine che per ultime si sono prese cura di lei. E una persona previdente, visto che aveva dei soldi conservati su un conto corrente all’Mps e un libretto postale, ma che mai avrebbe potuto immaginare che anche quei risparmi avrebbero rallentato ancor di più le procedure del suo funerale. Alla fine, però, nelle more che sia nominato un curatore che disponga come utilizzare le finanze lasciate da Giorgina (una parte delle quali certamente sarà utilizza per pagare le onoranze funebri anticipate dal Comune), si procederà alla sepoltura della signora Giorgina.
In questo modo si sbloccano anche le procedure che consentiranno l’accesso nella sua casa popolare di viale Malinconico a Sant’Eustachio, dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita dignitosa eppure sempre più triste e sempre più solitaria. Durante questi mesi, nessuno è mai entrato e non si sa ancora se, nascosto in qualche cassetto, c’è il testamento con le ultime volontà della signora Giorgina. L’unico intervento che risulta all’ufficio Casa del Comune ha riguardato la manutenzione esterna dove c’erano delle perdite e la disattivazione delle utenze.
Nel verbale che fu redatto dagli agenti del drappello ospedaliero quando morì la signora si precisa che le chiavi di casa sono conservate nei depositi della Questura. E le vicine ricordano bene che, quando la signora Giorgina fu portata in ospedale, ormai in condizioni disperate, portò con sé le chiavi all’interno di una borsetta che aveva a tracolla. Non sarà, comunque, difficile trovare il modo per entrare con il supporto della polizia. Come primo atto, bisognerà fare un inventario dei beni che la signora Giorgina ha lasciato. Una volta stabilito che destino debbano avere gli oggetti che la accompagnavano in vita, l’appartamento sarà libero e potrà essere assegnato a chi ne ha bisogno e diritto.
Eleonora Tedesco
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