L'INTERVISTA

Giorgia Meloni: «Trasciniamo Caldoro per esiti sorprendenti»

La leader di Fratelli d’Italia: «De Luca, un fallimento su tutto Elezioni? Nulla di scontato, contro la decadenza ho fiducia nel popolo campano»

Il giorno che nacque Giorgia Meloni, il 15 gennaio del 1977, l’Italia era un’altra, stretta tra scala mobile, con il dossier sulla scrivania di Andreotti, e il grande Umberto Eco che proprio quel giorno fece scalpore sulla prima pagina nazionale del Corriere della Sera per denunciare, analiticamente, «l’ignavia storica della borghesia italiana pronta a schierarsi con il potente di turno». Eco titolò quel pezzo: «I comunisti fra antemarcia e cacciatori di streghe ». Era il 15 gennaio di quarantatré anni fa e, se lo rileggesse oggi, Giorgia Meloni potrebbe esser tentata dal riproporlo in campagna elettorale per parlare, ad esempio, contro le borghesia campana e lanciare anatemi da maggioranza silenziosa. Lei, non è affatto nuova a posizioni anticonformiste. Nacque nel giorno della provocazione di Eco ma anche di Giorgio Almirante, quando lanciò l’idea di una «via cilena per una destra senza doppiopetto» per contrastare il compromesso storico nato dall’intuizione cilena di Enrico Berlinguer. Musica per le orecchie della quarantenne in ascesa che ebbe il coraggio di dire, dentro l’allora Alleanza Nazionale: «Basta con questa storia del fascismo e dell’antifascismo. Siamo nati a ridosso degli anni Ottanta e novanta, siamo tutti protesi nel nuovo millennio. Difenderemo i valori sui quali si fonda la Costituzione e che sono propri anche di chi ha combattuto il fascismo ».

Onorevole Meloni, oggi arriva in Campania. Appare scontata, anche per lei, la vittoria di De Luca, eppure prevede “esiti sorprendenti”. In cosa consistono, in questo quadro?

Fratelli d’Italia sta lavorando per trascinare Stefano Caldoro e il centrodestra alla vittoria. C’è grande entusiasmo e Fratelli d’Italia ha presentato in tutte le province liste forti e competitive composte da amministratori, dirig enti di Partito ed esponenti della società civile. Non c’è niente di scontato e ho fiducia nei cittadini campani. De Luca è un parolaio e un pessimo amministratore. È stato un fallimento totale su tutto e non ha dato risposte su nessuna delle priorità di questa terra: lavoro, sanità, ambiente e rifiuti, trasporti pubblici, spesa dei fondi europei. Disastrosa anche la gestione dell’emergenza Covid. L’unico risultato che ha ottenuto De Luca in questi 5 anni è aver paralizzato la Campania con un mix di trasformismo e clientelismo. La Campania non può essere condannata alla decadenza economica e sociale e noi vogliamo riportare anche qui il buon governo di Fratelli d’Italia e del centrodestra.

Perché i Cinque Stelle si concentrano sul voto del referendum, anziché sulle Regionali?

I 5 stelle hanno spostato la loro attenzione sul referendum perché pensano di poter dare una connotazione politica a questa battaglia che ricordo essere trasversale. Loro sono al Governo con partiti che condividono solo l’interesse per la poltrona: lo dimostra il fatto che non sono riusciti a trovare una sintesi, ad eccezione per la Liguria, per esprimere candidati unici alle regionali. Questo tentativo di dare una valenza partitocratica al referendum è una mossa disperata di un M5S ormai privo di idee e progettualità. Il vero test sul Governo sono le elezioni regionali.

Il suo partito è in crescita e rispetto alla Lega può perfino vantare un maggiore insediamento territoriale. È solo voto di destra oppure comincia ad ampliare i confini del consenso anche sulle zone cosiddette moderate e non tradizionalmente di destra repubblicana?

Quando abbiamo dato vita a Fratelli d’Italia l’abbiamo fatto anche con l’obiettivo di mettere in sicurezza la storia della destra italiana, era una storia di assoluto orgoglio e dignità che ci portavamo e che rischiava, dopo le note vicende di Alleanza Nazionale, di scomparire. Quell'obiettivo è stato raggiunto ma Fratelli d’Italia, sin dalla sua nascita, è stato sempre molto di più che non solo il partito erede della destra italiana. Non a caso tra i fondatori c’è Guido Crosetto che proviene da un diverso percorso politico. FdI ha sempre voluto essere il partito di riferimento dei patrioti italiani e di coloro che antepongono l’interesse nazionale e il futuro della nazione, alle divisioni ideologiche. Per questo FdI è sempre più la casa di riferimento non solo di chi proviene da An ma anche della destra riformista, repubblicana e liberale.

Lei si considera leader di coalizione o guida di un partito in crescita nella coalizione?

La questione della leadership è un tema che non mi appassiona: la sfida del centrodestra deve essere quella di provare a crescere tutti e non uno contro l’altro. Mi auguro che accada anche in queste elezioni regionali. Il mio obiettivo è andare al Governo di questa Nazione con i numeri che sono necessari a stare in carica 5 anni e a poter fare le cose coraggiose delle quali l’Italia ha bisogno. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario che tutti i partiti di centrodestra crescano. Siamo tre realtà diverse e credo che sia necessario il valore aggiunto di ciascuno di questi partiti.

Lei invoca, anche con un rebus elettorale che ha distribuito sulle spiagge, di volere “un governo di patrioti”. Come si colloca in questo enigma dei “patrioti” la sua posizione sul Mes?

Se ha visto il rebus, il Mes è la soluzione alla definizione “Truffa europea” e proprio perché amo la mia Nazione sono fermamente convinta che sia una truffa. Possibile che nessuno si interroghi sulla ragione per la quale nessuno Stato europeo ha chiesto il prestito al Mes? Ricordo che il Consiglio Europeo ha messo nero su bianco che dal 2022 gli Stati indebitati con il Mes saranno sottoposti alla cosiddetta sorveglianza post programma. Il che vuol dire che fin quando non si restituisce almeno il 75% del prestito, la commissione europea e la Bce potranno intervenire sulla politica economica del paese che lo ha attivato. La verità è che il Mes è una clamorosa trappola, le condizionalità ci sono eccome e il rischio di trovarci la Troika in casa è più che concreto. Tutti i dati ufficiali del Tesoro ci dicono che l’Italia non ha difficoltà ad accedere ai mercati e quindi non ha bisogno del prestito Mes ma può reperire le risorse necessaria al nostro sistema sanitario semplicemente emettendo Titoli di Stato.

Forza Italia vira sempre più al centro, Pd e 5 Stelle sembrano abbracciarsi con un destino non solo di governo. La coalizione di centrodestra quale prezzo potrebbe pagare alla ricomposizione di una maggioranza di governo?

Noi non ci prestiamo a questi giochi di Palazzo e sono convinta che non lo faranno neanche la Lega e Forza Italia. L’unica soluzione possibile sono libere elezioni. E grazie a Fratelli d’Italia il centrodestra compatto ha firmato il patto anti-inciucio per vincolare tutti i partiti della coalizione al rispetto degli impegni programmatici presi con i cittadini. Mentre Pd e 5 stelle litigano per le poltrone e si presentano divisi alle Regionali, il centrodestra lancia un altro grande segnale di compattezza e dice con una voce sola: mai al governo con la sinistra.

Lei come voterà al referendum? Il taglio dei parlamentari risolve tutto, secondo lei?

Come dicevo prima il referendum non ha alcuna valenza politica. Fratelli d’Italia è un partito di opposizione in questa Legislatura ma ha votato sempre a favore del taglio del numero dei parlamentari per dare un segnale importante ai cittadini. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta, ora spetta ai cittadini farci sapere cosa ne pensano. Ma fin dall’inizio abbiamo detto che il taglio del numero dei parlamentari doveva essere inserito in un quadro più complesso di riforma delle nostre istituzioni che prevedesse prima fra tutti l’elezione diretta del Capo dello Stato. Per Fratelli d’Italia, la riforma in senso presidenzialista dello Stato rimane la battaglia principale da portare avanti.