Gianmarco Tognazzi «Ugo, mio padre e l’amore per il set»

L’attore: ritiro il premio solo perché mi è stato assegnato dai bambini

«Ritiro il premio perché mi è stato assegnato dai bambini. Altrimenti avrei fatto come Favino al Roma FictionFest». Gianmarco Tognazzi arriva al Festival di Giffoni e contesta. Contro i tagli alla cultura. «è inconcepibile come in Italia, che ha un patrimonio artistico, culturale e storico di grande rilievo, vengano tagliati i fondi alla cultura. è come tagliare i fondi alla raffinerie in un Paese che vive di petrolio».

Dopo Villaggio e Scaparro, anche il figlio del grande Ugo non ha peli sulla lingua e dice ciò che pensa sulla politica culturale del Governo attuale. E a chi gli chiede se gli incentivi alla cultura sono ancora un tabù in Italia, risponde: «Non sono un tabù però credo che la cultura sia un bene primario per un Paese come il nostro. Credo che la cultura vada costituzionalizzata così come è stato fatto con altre cose».

Nel corso dell’incontro con la stampa prima, e con i giurati del Festival poi, l’attore romano si spende su più temi. Dall’amicizia «che è un valore fondamentale» ai giovani d’oggi «che sono molto più intelligenti di quelli di ieri o, almeno, io alla loro etá non era come loro.» Inevitabile un passaggio sul padre e sul mestiere del cinema.

«Che mio padre facesse il cinema per lavoro l’ho capito tardissimo - dice - Oggi invece mia figlia, che ha soltanto due anni, qualche giorno fa mi ha visto provare una parrucca per un provino e ha detto "papá vai al lavoro?"».

«La mia passione per il cinema? Penso sia nata da bambino. Mia madre mi racconta spesso che quando ho cominciato a frequentare l’asilo la prima cosa che ho chiesto è stata quando c’era la recita», racconta.

Per quanto riguarda la competizione cinematografica, ieri è stato l’ultimo giorno di "lavoro" per i mille giurati delle sezioni Elements dai 3 ai 10 anni, con la visione degli ultimi film in concorso e dell’anteprima "Immagina che" di Karey Kirkpatrick, interpretato da Eddie Murphy che racconta del difficile rapporto tra un finanziere cinico - interpretato da Murphy - e sua figlia di sette anni.

Grande curiositá poi intorno al film "Opposite day" dell’americano Michael Gavens, presentato nella sezione "Special Events" che racconta di un esperimento andato male che provoca l’emissione nell’aria di un’energia che, a sua volta, fa nascere uno strano fenomeno: la cittá si ritrova governata dai bambini. "A time to love", presentato nella sezione Elements+10, squarcia il velo su come vengono trattati i disabili in Iran. Diretto dal 70enne Ebrahim Forouzeh, la pellicola racconta la storia di Babak, un bambino disabile figlio di genitori benestanti, che è il cocco di casa. Tutto cambia, però, quando nasce il fratellino Afshin: il bambino disabile viene segregato per evitare qualsiasi imbarazzo al fratello minore.

Premiate ieri anche le scuole italiane all’interno del progetto "Bosch missione ambiente" che prevedeva la realizzazione di un cortometraggio. Tra le scuole vincitrici anche la scuola media "Sant’Alfonso de Liguori" di Pagani con il corto "L’ispettore Termostato e l’importanza delle energie rinnovabili" che affronta il tema della riduzione degli sprechi energetici. E ieri sono arrivati anche altri 1800 giurati italiani e stranieri, provenienti da 38 Paesi (dalla Bielorussia agli Emirati Arabi, dalla Corea del Sud al Messico, dalla Palestina a Israele, dall’India all’Albania) che formano il cuore del più importante Festival per ragazzi del mondo. Un’invasione pacifica che ieri mattina ha riempito la Cittadella del Cinema. I ragazzi, tra un’etá compresa tra i 13 e i 21 anni, fanno parte della sezione "Generator".