Mercato San Severino

Gestore del bar sfrattato dai frati del Convento 

Luigi Citro costretto oggi a lasciare l’attività in piazza Sant’Antonio. Il titolare ha versato 50mila euro di fitto ma non è ritenuto effettivo conduttore

MERCATO SAN SEVERINO. Sfrattato per finita locazione. Questa la motivazione di carattere tecnico con la quale, Luigi Citro, gestore del bar Commerciale, attività centenaria situata in piazza Sant’Antonio a Mercato S. Severino proprio accanto all’omonimo convento, oggi pomeriggio dovrebbe fare i bagagli e lasciare il locale nel quale lavora da oltre un ventennio.
L’istanza di sfratto sarebbe stata presentata dai monaci del Convento, in quanto, il locale, di loro proprietà, dovrà essere adibito alla Pastorale. Nel 2011, i religiosi già chiesero lo sfratto alla madre, ottantenne pensionata ed invalida, che aveva ceduto l’attività al figlio dal 1999. I frati, secondo quanto esposto dall’avvocato Mario Cinitiempo che difende la posizione di Citro, pur incassando oltre 50mila euro di canoni di locazione – con tanto di ricevute mensili - di fatto non avrebbero “riconosciuto” più Citro e chiedevano il rilascio del locale alla madre. Sembra che all’incaricato alla riscossione del canone di locazione, quando si presentava nel bar per ricevere il pagamento del fitto, gli venisse offerta anche qualche consumazione al banco. Quindi, si presume conoscesse bene il signor Citro.
Ad ogni modo, la vicenda è finita davanti all’autorità giudiziaria. Il giudice, in un primo momento ha sospeso lo sfratto e ha proceduto all’accertamento dei fatti sulla base della copiosa documentazione (ben 120 ricevute di pagamento) fornita da Citro, ritenuto l’effettivo conduttore. Ma i monaci avrebbero continuato a chiedere lo sfratto e come se non bastasse, nel mentre, commissionavano dei lavori che di fatto “muravano” l’attività commerciale pregiudicandone le risorse e portandola a perdere numerosi introiti.
Quello che ha maggiormente stupito, secondo quanto esposto dal legale di Citro, è stato il fatto che nel corso del giudizio, uno dei frati, chiamato a testimoniare, avrebbe ammesso di conoscere Citro solo da un paio di anni, quando invece, sarebbe stato proprio lui che di fatto avrebbe regolarmente incassato i fitti, rilasciando le ricevute da oltre 5 anni. La prima sentenza ordina il rilascio del locale non a Luigi, bensì alla madre Fortunata. Citro Avverso tale decisione, il legale ha presentato appello eper far valere quella che è stata considerata come una grave ingiustizia.
Mario Rinaldi
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