«Gestione allegra e favori personali»

Così il giudice descrive la situazione negli uffici della polizia locale. Il sostituto Lenza ha chiesto diversi arresti

È fosco il quadro delineato dal giudice che ha respinto le richieste cautelari per dodici indagati nell’inchiesta sul servizio rimozione. La parte peggiore tocca i vigili urbani coinvolti, con gli atti raccolti dalla procura che parlano chiaro.

Dai documenti il gip Valiante desume e descrive «una gestione dei servizi di polizia stradale alquanto allegra e approssimativa, portata avanti con scarso riguardo della regolarità formale degli atti e dell’interesse pubblico». Nelle carte emergono rapporti tra Verdini, titolare della Real srl sel servizio rimozioni, con alcuni componenti dei vigili urbani «per rapporti privati e favori di tipo personale, per conversazioni intercettate tra conoscenti contravvenzionati per eventuali correzioni o cancellazioni delle sanzioni». «L’idea di una certa qual faciloneria con cui si gestivano le contravvenzioni, che tale doveva apparire anche ai cittadini se è vero che non esitavano a rivolgermi a singoli appartenenti alla polizia municipale per trarre un beneficio della loro conoscenza». Le misure di sospensione e custodia agli arresti domiciliari chieste dal Pm sono state rigettate in generale «per un compendio probatorio non sufficiente», con reati contestati non ravvisati, con episodi di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale ridotti ad abusi d’ufficio. Per sette dei dodici indagati, i vigili urbani Pasquale Siano, Maurizio D’Angelo, Prisco Petrosino, Mario Petrosino, Dorotea Pellegrino, Raimondo Petti e Giuseppe Siano, il giudice non ha ritenuto contestabili fattispecie di reato. Gerardo Fortino e Rocco Ricciardi sono raggiunti da gravi indizi di colpevolezza solo per un episodio ciascuno, mentre spiccano le posizioni dell’ex comandante Vincenzo De Prisco, Pietro Iannone e il gestore di fatto della ditta rimozioni Real, Elio Verdini. In particolare, decisive per il rigetto della misura, in ragione del ruolo di collegamento e raccordo svolto da De Prisco, risultano le nuove mansioni senza contatti con gli indagati, con lo spostamento dalla polizia locale al settore ambiente e territorio, portando il comune a conoscenza del procedimento penale a suo carico. Lui stesso a suo tempo chiese lo spostamento d'ufficio ai vertici comunali di Nocera, «per fugare ogni dubbio circa buon andamento e imparzialità del corpo di polizia municipale».

Il rigetto disposto dal gip, col riesame a discutere l’appello del Pm nell’udienza fissata il tre febbraio, pur ravvisando i gravi indizi di colpevolezza, muove dal mancato ravviso delle esigenze cautelari, e dall’assenza di un pericolo concreto che si ripetano i fatti contestati.

Alfonso T. Guerritore

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