La locandina della serata al Bogart

SALERNO

Gesù in tinte fluo e guepiere: esplode la polemica

Diatriba al vetriolo sulle locandine per due feste pasquali. Braccio di ferro tra Arcigay e cattolici

SALERNO. C’è chi è pronto a presentare denuncia. Chi invoca l’intervento della magistratura. Chi quello del sindaco Vincenzo Napoli, investito del ruolo di “arbiter” in una questione dove i confini tra arte, buon gusto, provocazione e pruriginosa morbosità, rischiano di confondersi. “Questo evento non s’ha da fare” è il grido unanime che da Forza Nuova a La nostra Libertà, passando per il Popolo della famiglia, si è levato nelle ultime quarantotto ore, per chiedere di annullare la serata battezzata “L’ultima cena” al Caffè Verdi. Perché a chi ormai da tempo ha fatto della salvaguardia della famiglia “tradizionale”, una crociata, non è piaciuta nè la locandina con Cristo e gli apostoli seminudi e dichiaratamente gay, nè l’immagine con cui, più o meno nelle stesse ore, Eddy Palescandolo, volto storico della movida salernitana e da quarant’anni protagonista di più di una trasgressiva performance en travestì, ha pensato di promuovere la festa pre pasquale al Bogart Cafè, in cartellone per sabato: “Passioneddy”, ossia Gesù in tinte fluo e per di più in guepiere. Polemiche, invettive, vessilli alzati al cielo per rivendicare l’oltraggio al crocifisso, con Arcigay in campo per denunciare l’ennesima persecuzione nei confronti della comunità Lgbt. La dissacrazione senza veli colpisce ancora? Jean Baudrillard sosteneva che siano nudi soltanto nella vergogna, quando il linguaggio fa difetto. E qui, insieme alle parole, sembra essere cortocircuitato anche il senso del reale. Perchè si potrebbe molto e a lungo discutere del senso dello scandalo o del gusto della provocazione nell’arte. Vedi gli indici puntati contro il crocifisso in un bicchiere di urina di Andres Serrano, lo spettacolo Madonna che piange sperma, fino ad arrivare al Messiah Game della Biennale di Venezia. Ma senza voler giudicare il grado di tolleranza e di sensibilità di ognuno, ci sarebbe altro, molto altro, per cui scandalizzarsi, forse con meno occasione di vetrina. Gli anziani strozzati da pensioni ridicole, costretti a frugare nei cassonetti dell’immondizia per sfamarsi. I malati che non possono permettersi le cure mediche. I giovani destinati a rassegnarsi alla precarietà. Sono queste le storie, a nostro avviso, di fronte alle quali indignarsi, per le quali lottare e invocare anche urlando, l’intervento delle istituzioni. Sono queste le storie che ci piace raccontare.
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