Genova: proseguono ricerche dei due dispersi dopo il crollo

Giornata di lutto per la città e contestazioni durante il corteo. L’ansia dei familiari del sottufficiale cilentano Cetrola originario di Santa Marina

Proseguono a quasi 36 ore dal disastro le ricerche delle due persone che ancora risultano disperse dopo l’incidente nel porto di Genova. Si tratta di Giovanni Iacoviello e del cilentano Francesco Cetrola, originario di Santa Marina, due sottoufficiali della guardia costiera. In campo ancora i sommozzatori dei vigili del fuoco, con l’appoggio di carabinieri, polizia, esercito e guardia di finanza. Le probabilità di trovarli vivi appaiono sempre più scarse. Le operazioni, ha spiegato ieri il procuratore Michele Di Lecce sono «molto complesse» perché «la struttura è piena di ferro e legami, perciò l’intervento di prelievo e asporto non si può fare semplicemente con una gru».

Il bilancio della tragedia resta al momento di 7 morti e 4 feriti. Due gli indagati: il comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, e il pilota salito a bordo per le manovre da effettuare in porto, Antonio Anfossi. Sono accusati di omicidio colposo plurimo. «Ma stiamo valutando - ha precisato Di Lecce - anche altre ipotesi di reato. In particolare l’ipotesi di attentato alla sicurezza dei trasporti». E altre persone, ha aggiunto, potrebbero essere iscritte nel registro degli indagati. La procura ha acquisito il Vdr (la scatola nera installata sulle imbarcazioni) per ricostruire i fatti: «In questo momento non si può seriamente parlare di responsabilità perché bisogna prima ricostruire i fatti», ha detto Di Lecce, sottolineando che solo «una volta ricostruiti i comportamenti» sarà possibile stabilire le responsabilità. In particolare si sta cercando di verificare se il disastro sia stato causato da un errore umano o da un problema alle strumentazioni.

Intanto la città si stringe intorno alle famiglie delle vittime e dei dispersi. Una giornata di lutto è stata dichiarata per oggi, con bandiere a mezz’asta in tutta la città. Ieri il premier Enrico Letta è stato a Genova per visitare i feriti in ospdale. «Sono qui - ha spiegato - soltanto per portare la solidarietà del Paese interno alla città di Genova, e naturalmente la vicinanza ai feriti e alle famiglie delle vittime. Sono stato in ospedale a visitare i feriti». «È una tragedia immane - ha proseguito - credo che non ci sia altro da aggiungere in questo momento». Grida di contestazione si sono levate da piazza Matteotti durante la commemorazione delle vittime dell’incidente della Jolly Nero, avvenuto martedì sera al molo Giano, nel porto di Genova. Dopo il minuto di silenzio, alcuni operatori portuali hanno interrotto gli interventi delle autorità e dei sindacati e, preso il microfono, dicendo: «devono parlare i lavoratori, non sono le istituzioni che fanno il porto», «li avete sacrificati per la produttività», contestando il mancato blocco dell’operatività del porto, dove le navi hanno continuato ad operare anche ieri, mentre erano in corso le operazioni di recupero dei corpi, estratti dalle macerie. «Noi ci siamo fermati per rispetto nei confronti delle vittime - hanno aggiunto i lavoraori saliti sul palco - mentre i sindacati volevano che noi riprendessimo il lavoro già ieri a mezzogiorno. Noi ci siamo rifiutati e li abbiamo convinti a prorogare lo sciopero fino alle 13 di oggi. Non si può lavorare mentre i sommozzatori tirano su i cadaveri».

Ecco i nomi delle vittime finora accertate del disastro al porto di Genova: Marco De Cardussio, 37 anni, sottoufficiale della guardia costiera; Sergio Basso, operatore radio dei Rimorchiatori di Genova, civile; Maurizio Potenza, operatore radio piloti Genova; Davide Morella, 33 anni, guardia costiera; Michele Robazza, 31 anni, pilota del porto; Daniele Fratantonio, 30 anni, guardia costiera; Giuseppe Tusa, guardia costiera. Scampato per un cambio turno Bruno Prinz, operatore radio piloti, che aveva dato un cambio turno a Maurizio Potenza, finito al suo posto nella lista delle vittime. «Dovevo essere lì - racconta - perché era il mio turno. Sono disperato».