GENOVA Applausi e lacrime per le vittime del Molo Giano

Funerali solenni celebrati nella città ligure alla presenza del presidente Napolitano e della Boldrini. Il dolore dei familiari del maresciallo Cetrola di Santa Marina. Nelle prossime ore la sua salma rientrerà nel borgo del golfo di Policastro per l’addio del paese

Genova si ferma davanti a un dolore che da giorni non conosce tregua. Quando i feretri delle otto vittime del crollo della Torre Piloti entrano in cattedrale per le esequie solenni alla presenza del Capo dello Stato le sirene delle navi in porto suonano. Otto colpi di sirena, otto come le vittime ritrovate tra le macerie della Torre squassata dalla Jolly Nero. Il presidente Giorgio Napolitano siede accanto al presidente della Camera Laura Boldrini. Poco distante, i familiari delle vittime. In prima fila il padre e le sorelle, la fidanzata di Gianni Jacoviello, il sergente della Capitaneria di porto il cui corpo ancora non si trova. Piangono piano, mani che cercano mani per sentire un poco di calore: lo stallo che avrebbe dovuto contenere la bara di Gianni è ancora vuoto.

«Sono triste come voi, facciamoci forza insieme» ha detto ai familiari il presidente Napolitano, «fatevi forza» ripete stringendo loro le mani. Una forza che sembra abbia abbandonato tutti, in questa chiesa gremita, un dolore «per tutti noi e per l’Italia» dice il presidente della Camera Laura Boldrini, prima di entrare in chiesa. «La sciagura che ha colpito il porto ha lasciato incredula e stordita la città - dice il cardinal Angelo Bagnasco -. L’intero Paese, di fronte a tanto dolore, s’inchina e invoca che mai più accada».

Ma intanto è successo e Genova davvero si ferma a guardare questo dolore che sembra invadere chiunque: le migliaia di persone in strada, quelle in piazza davanti al maxischermo, la gente del porto che si ferma. Fermi, come se lo stare immobili facesse sentire meno il male. Daniele, Davide, Marco, Giuseppe, Michele, Sergio, Maurizio, Francesco sono uno accanto all’altro. Insieme, come quella sera maledetta del 7 maggio, quando la Torre è crollata trascinando con sè nove persone e tutto il loro mondo, i genitori, le fidanzate e le mogli, gli amici e i colleghi. «Benedici nella cadente notte il riposo del popolo e benedici noi che per esso vegliamo sul mare», dice la preghiera del Marinaio letta da un ufficiale della Capitaneria con la voce incrinata. E la benedizione che il cardinale impartisce si aggiunge a lacrime di cui sono intrise bandiere e bare, le foto e i berretti. E sullo stallo rimasto vuoto in attesa di Gianni Jacoviello, il berretto e un pallone da basket. I suoi amori, insieme a quella ragazza minuta con i capelli biondi e lunghi che avrebbe dovuto sposare tra un mese.

In lacrime i familiari del maresciallo Francesco Cetrola, 38 anni di Santa Marina. Ai funerali presente anche il sindaco del paese cilentano per onorare la memoria del militare deceduto nella tragedia. Anche per loro il presidente Napolitano ha una parola di conforto, stringe mani e abbraccia questi cilentani che continuano a piangere il loro caro. La salma del maresciallo salernitano rientrerà nelle prossime ore nel borgo cilentano per l’addio del paese.

Tra i banchi la gente non può non commuoversi quando suona il ’Silenzio’. Tra loro il capo della polizia Alessandro Marangoni, il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, il comandante generale dell’Arma Leonardo Gallitelli, il comandante generale delle Capitanerie di Porto Pierluigi Cacioppo, l’ammiraglio Felicio Angrisano. È tutto finito: le bare portate a spalla escono dalla chiesa. Daniele, Davide, Marco, Giuseppe, Michele, Sergio, Maurizio, Francesco se ne vanno. Gianni prima o poi li raggiungerà. Restano solo le parole di un’altra preghiera, quella del Navigante: «Benedici chi giace in fondo al mare».