Fusilli e caciocavallo podolico Un pranzo tra gole e grotte

Lo splendore della pietra antica nei vicoletti e nelle chiese di Aquara A Felitto il museo della civiltà contadina e un’oasi popolata da lontre e cinghiali

Aquara e Felitto sono due ottime mete per concedersi una gita fuoriporta capace di unire i piaceri della buona tavola, la riscoperta di una natura incontaminata e delle antiche tradizioni contadine. Il primo è un borgo antichissimo, fondato dai greci, che fu sede di una Università. Perdendosi tra i vicoli, è possibile ammirare alcune graziose chiese. Quella dedicata a San Nicola di Bari presenta tre navate divise da due file di quattro colonne in pietra. Al suo interno troviamo un busto ligneo ed una statua di argento di San Lucido, il patrono del paese. Una tappa è d’obbligo anche all’abbazia benedettina di San Pietro, fondata prima dell’anno Mille dal re longobardo Desiderio, di cui restano solo i ruderi, che restituiscono ai visitatori una storia millenaria, celebrata da una piccola cappella. Ancora da vedere, il castello, risalente al XII secolo, con un cortile porticato nella cui volta vi sono splendidi affreschi ed una fontana monumentale. Nel salone spicca un camino in pietra ed un’aquila che riproduce lo stemma dei Fieramosca, mentre nella parte settentrionale sono ancora visibili i resti di un acquedotto monumentale che serviva a portare l’acqua al castello. Ed è proprio l’acqua uno dei simboli principali del borgo: l’antico emblema del paese è infatti rappresentato da una amazzone che ha in mano due idre. In località Madonna del Piano, spuntano poi i resti di una villa rustica di età romana. Gli scavi archeologici hanno consentito di recuperare alcune ceramiche da fuoco e da mensa, insieme a delle lucerne, esposte presso il museo archeologico nazionale di Paestum. I buongustai troveranno pane per i loro denti: tra i prodotti tipici spicca il caciocavallo podolico degli Alburni, prodotto con una ricetta che si tramanda di padre in figlio. Si utilizza per la produzione sia il caglio di vitello che di capretto, si presenta con una crosta dura e di colore ocra, mentre la pasta è di un colore giallo paglierino. La buona tavola è di casa anche a Felitto, base privilegiata per le passeggiate lungo le suggestive gole del fiume Calore. Il centro storico, perfettamente conservato, custodisce la bella chiesa madre dedicata all’Assunta, risalente al XII secolo, con una torre campanaria che svetta per oltre quaranta metri. Inerpicandosi in cima al paese, si scorgono diverse case abbandonate ed un edificio del XII secolo detto casa araba a causa dei fregi moreschi che lo impreziosiscono. In via Pomerio c’è il museo della civiltà contadina ed artigiana, aperto con l’obiettivo di custodire e tramandare la memoria degli oggetti caratteristici della civiltà rurale. Attrezzi ed arnesi raccontano agli spettatori gli antichi mestieri, sullo sfondo della ricostruzione di una tipica casa contadina (dalla cucina alla camera da letto), arredata con materiali originali. Il museo è visitabile su prenotazione il giovedì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 19. Per informazioni: 0828-945062; 0828-945255; 0828-945268. Felitto è poi la patria dei fusilli, rigorosamente fatti a mano secondo una tradizione antica che si tramanda di generazione in generazione. Che siano conditi con il sugo di castrato o con un semplicissimo pomodoro e basilico, rappresentano una delle eccellenze del nostro territorio, “consacrate” nella ormai celebre sagra che si tiene nel mese di agosto. Chi ai piaceri della tavola preferisce quelli della natura, può fare una sosta in località Remolino: qui nei pressi di una piccola diga, tra una fontana incastonata tra la pietra e un’area attrezzata per i pic nic, la vegetazione, le acque argentate del fiume Calore e gli uccelli sono gli assoluti protagonisti e compagni di piacevoli passeggiate o escursioni in canoa. Tra i sentieri, c’è quello che conduce alla grotta di Bernardo, che prende il nome da un antico brigante, che secondo la leggenda qui vi trovò riparo. Tra piante di valeriana ed orchidee selvatiche, felci e pungitopo, mirto e gigli, è possibile scorgere tassi, lontre, cinghiali, falchi e poiane. Il bosco si arrampica poi verso le creste del Monte Ceglie e dello Scanno del Mezzogiorno. Le gole del Calore sono note anche per le loro “marmitte dei giganti”, sculture naturali meta di tanti turisti sia italiani che stranieri. Le gole sono una sorta di laboratorio di botanica a cielo aperto, che custodisce tra l’altro ben 73 specie di felci rare e tre rarissime. Per informazioni: trattoria Remolino, 0828-945360. (b.c.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA