Il Forum

Fuorni, l'inferno dietro le sbarre/VIDEO

Nel carcere salernitano manca tutto, persino la videosorvegianza. Afflussi anomali di denaro alla sezione Alta sicurezza

SALERNO. Amnistia, paralisi della democrazia, crisi del sistema liberare, potere della magistratura e condizione carceraria. Sono questi i temi affrontati nel corso del forum organizzato da la Città, per la presentazione dekll’ultimo numero di Quaderni Radicali, dedicato al tema dell’amnistia e della crisi della giustizia. Nel corso della discussione il focus è stato puntato sulle criticità del carcere di Salerno che, secondo Emilio Fattorello, segretario nazionale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), si è trasformato, con l’andare del tempo, nel «terminale della criminalità organizzata».

Fuorni, c'è l' inferno dietro le sbarre
Nel carcere di Salerno manca persino la videosorveglianza, anomali flussi di danaro ai detenuti. Le denunce nel corso del forum promosso in redazione da "la Città" in occasione della presentazione di "quaderni Radicali" dedicati all'amnistia (video di Fabio Di Donna)

«L’afflusso economico che viene registrato nella sezione Alta sicurezza, in cui sono rinchiusi 80 carcerati - spiega il segretario del Sappe - è impressionante. Ci sono persone, che agli occhi dell’anagrafe tributaria risultano nullatenenti, che versano fiumi di euro ai detenuti. Tanto per fare una proporzione e rendersi conto del fenomeno, è stato calcolato come nel carcere di Poggioreale, una cella di 10 detenuti, consumi 10 mila euro al mese. E i dati relativi a Fuorni non si discostano di molto da questa realtà. Basta fare un controllo sui conti correnti per rendersi conto del fenomeno». Numeri che fanno capire come la detenzione non riesca a svolgere il compito della rieducazione. E come, anzi, la lentezza della giustizia, a causa del superlavoro, delle tante contraddizioni che ammantano la magistratura e della mancanza di uomini e mezzi, sia addirittura antieconomica. Parliamo proprio della Casa circondariale di Salerno. Entrando nello specifico qual è la condizione attuale? Tenendo pure conto che in Italia, in controtendenza rispetto a molti Stati europei, ben il 55% dei condannati in via definitiva sconta la pena in carcere e che, dunque, esiste un problema di sovraffollamento delle patrie galere.

Emilio Fattorello, segretario nazionale Sappe. «Negli ultimi anni abbiamo fatto diverse denunce, è stata presentata finanche un’interrogazione parlamentare. Ma, purtroppo, assistiamo alla contraddizione di come sia chiamata a rispondere alle nostre istanze proprio la stessa Amministrazione che noi abbiamo denunciato. Nel carcere di Salerno si va avanti, da molto tempo, senza un reparto di separazione, che è essenziale per svolgere al meglio il nostro lavoro. In pratica, per comprendere la gravità della situazione, è come se in un ospedale non ci fosse il pronto soccorso. Ho segnalato il disservizio più volte alla magistratura di sorveglianza, senza avere mai risposta. Perciò sono stato costretto a rivolgermi alla Procura, perché più volte è capitato che abbiamo dovuto soccorrere detenuti con la testa fracassata, a causa di litigi. O, addirittura, spegnere incendi e avere a che fare con detenuti intossicati dal fumo, in quanto erano state incendiate le celle. La struttura, inoltre, è fatiscente, e ci sono interi reparti che cadono a pezzi. Come ciliegina sulla torta non abbiamo neppure la videosorveglianza e il turnover è bloccato da tempo immemore. Così, chi va in pensione per raggiunti limiti d’età difficilmente viene sostituito. Nel turno serale la Casa circondariale salernitana è gestita da soli 15 uomini in servizio, che devono provvedere a tutto, anche alle emergenze. È impossibile garantire il rispetto dei parametri stabiliti della sentenza Torreggiani, che prevede che ogni detenuto abbia a disposizione 3 metri quadrati in cella. E, allora, per evitare problemi, dall’alto è arrivato l’ordine di aprire le celle, con il risultato di detenuti picchiati sempre più spesso e di regolamenti di conti che si consumano frequentemente».

Donato Salzano, segretario Radicali Salerno. «A Fuorni, circa il 40% dei detenuti, sono in attesa di giudizio. Il sovraffollamento è una condizione che assilla soprattutto il reparto reati comuni, che diventa una sorta di università del crimine. Perché a Salerno s’abusa della carcerazione preventiva. E così, chi va in galera per la prima volta, pure chi è innocente, entra in contatto con i veri delinquenti e può essere instradato sulla via della criminalità. Proprio per questo ritengo che la casa circondariale salernitana sia non solo illegale ma pure deleteria. La carenza più grave, comunque, secondo me, è l’insufficienza dell’assistenza sanitaria. Un gap al quale, il più delle volte, suppliscono gli agenti della polizia penitenziaria che, spesso, sono costretti a sostituirsi anche ai medici».

Antonio Siniscalchi, già avvocato generale della Cassazione. «S’assiste ad un abuso della misura cautelare. Io sono un fautore di una magistratura attenta nell’intervenire sulla libertà degli individui. Sia la politica che la magistratura dovrebbero rigenerarsi, rielaborando tutto il sistema, perché è proprio il sistema penale che non funziona. Mi cadono le braccia quando assisto a processi decennali, che si concludono con l’assoluzione piena, perché il fatto non sussiste. Nel frattempo si è perseguitato un innocente. Avevo lasciato una magistratura di sorveglianza solerte e mi sorprende apprendere come adesso non sia più così. Perciò ritengo che sia sempre più urgente una presa d’atto delle forze che sinergicamente devono affrontare questo problema. Purtroppo, però, la classe politica si è logorata sul piano morale, al punto tale da non rendere possibile un provvedimento in termini più liberali».

Giuseppe Rippa, direttore Quaderni Radicali. «Il carcere di Fuorni è il punto di sintesi della situazione generale del nostro Paese. È una fotografia della realtà eccezionale, che racchiude in sé la storia delle contraddizioni e delle esigenze riformatrici di un intero sistema, che è oramai al collasso. Il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale è inapplicabile, in quantosi traduce in una ingiustificata discrezionalità conferita al pm».

 

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