Fuga dalla città Abitanti in calo

Salerno ora conta 135.603 residenti, nel 1970 erano 162.540 Tra i motivi la mancanza di lavoro e i prezzi alti delle case

Salerno si svuota sempre di più. Che sia meno affollata forse non lo si percepisce nell’immediato passeggiando per la città, ma di fatto i residenti sono sempre di meno. Salerno ora conta 135.603 abitanti, un trend in picchiata dal 1978 ultimo anno in cui la città registrava il massimo della popolazione secondo gli indici demografici custoditi nell’Ufficio statistica di via Picarielli. Mentre la città si popola durante la giornata, accogliendo chi arriva principalmente dalla provincia, ma non solo, per motivi di lavoro, per sbrigare commissioni, per risolvere problemi burocratici o di altra natura, di sera, a conti fatti, si rimane sicuramente in meno. La tendenza da oltre un ventennio a questa parte è quella di fuggire dalla città, per andare chissà dove. Ovunque, fuorché a Salerno. Nel 1939 – anno in cui è stato istituito in Italia l’ufficio statistica – a Salerno risiedevano 67mila009 e fino al 1978 la popolazione è sempre aumentata, poi è iniziata una regressione irreversibile. Ma partiamo dai dati più recenti per poi andare a ritroso. L’anno scorso Salerno era abitata da 136mila 324 residenti, quindi quest’anno si riscontrano già 721 persone in meno. Ma questa è solo una conferma che la popolazione va a decrescere. In realtà il declino demografico è iniziato a partire dal 1978, quando Salerno ha raggiunto il massimo con 162mila 540 persone. Già tra il 1979 e il 1980, gli abitanti erano rispettivamente 161mila757 e 161.623. Quindi rispetto a quest’ultimo dato sono oltre 26mila i residenti in meno rispetto a 26 anni fa. Il calo, spiega il responsabile dell’Ufficio statica, Giuseppe Leone, è cominciato a manifestarsi subito dopo il terremoto dell’80. Tranne una ripresa leggerissima, ma fisiologica, nel 1981 con 161mila744 residenti poi si è andati sempre più giù. Nel 1990 già si era arrivati a 154mila613. Nel 2000 Salerno era a quota 146mila 942. Nel 2010 gli abitanti erano 138mila842.

Il decremento è dovuto a tanti fattori. Influisce di sicuro il minor numero di nascite e l’aumento dei decessi. Nonostante i salernitani siano diminuiti, contribuisce al mantenimento demografico il flusso immigratorio, costante in questi anni anche se in calo rispetto agli anni Sessanta. Nel 1964, infatti, in città arrivarono quasi 7mila persone (per l’esattezza 6.917). A fine anni 70, invece, è iniziato il periodo del declino migratorio e nel 2014 si è arrivati a ricevere 2mila504 immigrati. Altro fattore di declino demografico è l’aumento del flusso migratorio verso l’hinterland, in provincia o fuori regione o all’estero, e di certo non tutti si spostano solo per motivi di lavoro.

Il numero più alto di residenti emigrati è stato nel 1980: furono 5mila 116 a lasciare la città. L’anno scorso se ne sono andati 2mila632. Alcuni di questi si saranno trasferiti in periferia, cambiando radicalmente le abitudini che avevano acquisito abitando in città. Una tendenza iniziata anni fa. Prima c’è stato il boom verso il Nord della provincia, quindi verso i paesi della Valle dell’Irno, dove i prezzi delle abitazioni erano meno proibitivi che in città. Diventata più o meno satura l’area, visto che a Salerno non si costruiva ormai da tempo, in molti si sono spostati verso i Picentini: a Pontecagnano, Bellizzi, Giffoni e dintorni.

Ma chi è rimasto in città, contribuisce all’incremento demografico? Immaginiamo una piramide. La base larga rappresenta le nascite e la punta la mortalità. Questa piramide a Salerno non c’è. C’è una sorta di rettangolo verticale, dove i morti superano i nati.

Se si guarda sempre l’anno del terremoto, nel 1980 i neonati furono 2mila 043 e ci furono mille 235 decessi, in pratica i morti erano quasi la metà. Fino al 1993 i nuovi arrivi, 1.405, sono stati sempre superiori ai morti, 1.272, poi il trend si è invertito. Nel 1994, infatti, il rapporto è stato inverso: 1.221 nati contro 1.313 morti. Si è registrato solo un lieve recupero nel 1995 con 1.341 nati e 1.310 morti, poi c’è stata l’inversione di rotta.

Qualche esempio? Nel 2005 i nati sono stati 1063 e i morti 1596. Nel 2008 è stato riscontrato il picco di mortalità, 1.701 contro i 1.057 nati. Nel 2011 sono stati registrati 1.059 nati e 1.527 morti. L’anno scorso i piccoli sono stati 906, mentre in città sono morte 1.439 persone. Dunque dal boom demografico si è arrivati al regresso per tanti fattori. Non escluso il costo della vita e i fitti più alti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA