L'ospedale Ruggi

Salerno

Fratture al femore: al Ruggi interventi lampo

Sale al 62 per cento la media dei pazienti, anziani compresi, operati nelle 48 ore

SALERNO. Da una percentuale molto bassa del 5 per cento di pazienti over 65enni con fratture al femore operati nel 2016 in 48 ore dal ricovero, l’Azienda ospedaliera universitaria in pochi mesi ha raggiunto una media del 62 per cento. Un salto notevole, dunque, a maggior ragione se si considera che la media nazionale si attesta sul 54 per cento (anche se ci sono strutture ad hoc nel Paese che toccano l’80 per cento) e quella campana intorno al 23 per cento. Per l’esattezza il 62 per cento se si considera solo un ospedale, il Ruggi, incluso la componente ospedaliera e universitaria, ma si tocca il 57 per cento come media complessiva se si considera il contributo del presidio di Cava de’ Tirreni, unico altro ospedale tra quelli dell’Azienda che si occupa di fratture al femore.
In media al Ruggi arrivano all’anno circa 550 fratturati over 65enni, e quindi riuscire a ridurre i tempi di attesa a letto prima di essere operati e di degenza dopo l’operazione ha significato rivoluzionare l’intero sistema organizzativo. Quello che ha reso possibile accogliere tanti degenti da operare in tempi rapidi è stata anche la capacità di liberare i posti letto molto più velocemente aumentando, dunque, la disponibilità all’accoglienza. La lettura dettagliata del lavoro svolto, è stata fornita in occasione della giornata di discussione che si è svolta ieri nell’aula Scozia del Ruggi, dal titolo “Percorso femore tempo zero: un modello di integrazione Università – Ospedale”. Per comprendere dove l’Azienda è riuscita ad arrivare è bastato l’intervento del dg Nicola Cantone. «Nel 2015 i dati Agenas parlavano di una percentuale di pazienti che qui al Ruggi era del 5 e 43 per cento - ha detto - Avevamo pazienti che aspettavano a letto almeno quindici giorni prima di essere operati. Oggi dalle schede ospedaliere risulta che il 62 per cento dei pazienti over 65 è stato operato in 48 ore, inclusi quelli non operabili per complicanze di carattere medico tra scompensi cardiaci, problemi di coagulazione, anemia, trasfusionali e altro». In pratica la degenza media a letto era di 20 giorni, ora quella media, tra entrata e uscita dall’ospedale, è dai 7 ai 3. Il dettaglio più recente lo ha fornito l’ortopedico Francesco Bruno: «Da gennaio a oggi 158 sono stati i ricoveri per fratture al femore di over 65enni. Sono stati operati in due giorni 148, perché 10 erano in condizioni tali da non poter essere operati, mentre 4 pazienti in tempo zero, cioè sono stati ricoverati alle 8.30 del mattino e alle 12 erano già in sala operatoria. Per tutti e 147 il tempo medio di attesa finora è stato di 3,01 giorni, mentre i tempi di degenza post intervento sono stati in media 3». Altri dati li ha snocciolati Alfonso Bernardo, dirigente della Direzione sanitaria. «Nel 2016 le fratture giunte al Ruggi sono state 556, di cui 551 over 65enni e solo 5 al di sotto dei 65 anni. Di questi 433 interventi chirurgici solo il 5 per cento ha atteso meno di 48 ore. Dopo i risultati positivi, invece, da inizio anno, in proiezione nel 2017 arriveremo intorno ai 600 femori operati in 48 ore. Prevediamo un aumento almeno del 10 per cento». Rispetto ai 551 over 65enni, inoltre, l’80 per cento sono stati over 80enni (cioè circa 440 degenti), ed è stato operato anche un 98enne. Nicola Maffulli, ortopedico direttore di Dipartimento apparato locomotore, ha puntualizzato che ora si vedono i risultati avviati nel tempo. «Sono arrivato nel novembre del 2015, quando fui nominato direttore di dipartimento. Nel 2016 mi è stato affidato il percorso femore e abbiamo eseguito prima un periodo “pilota” per ottimizzare i percorsi e poi abbiamo cominciato a occuparci delle fratture di femore arrivando oggi a oltre il 60 per cento dei pazienti operati nel giro di 48 ore». Diversi pazienti son riusciti ad andare a casa dopo 48 ore dall’operazione.

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