Frattura a un braccio In ospedale lo curano con la “tachipirina”

Solo dopo 4 giorni il piccolo di 18 mesi è stato ingessato I genitori si rivolgono ad un legale e chiedono i danni

Bimbo di diciotto mesi ha l’ulna fratturata, ma all’ospedale non se ne accorgono. Solo dopo quattro giorni, quando i genitori lo riportano al pronto soccorso, si scopre la grave lesione all’arto superiore destro. Protagonista di quello che sembra un nuovo caso di negligenza medica è una giovane famiglia ebolitana ed il loro piccolo. La coppia ha deciso di andare fino in fondo e chiede che vengano accertate le responsabilità. Si è rivolta a un legale – l’avvocato Leopoldo Catena – che ha messo già in mora l’ospedale Maria Santissima dell’Addolorata.

Tutto ha inizio la sera del 16 gennaio, poco prima delle 23, quando i genitori del piccolo Tommaso (nome di fantasia) chiedono l’intervento del 118. Il bimbo ha un braccio gonfio e piange per il dolore. L’ambulanza lo trasporta al pronto soccorso dove il medico di turno lo visita. «La prima diagnosi – come spiega l’avvocato Catena – è di contusione curabile con tachipirina all’occorrenza». I genitori sono felici che non sia nulla di grave. Col passare dei giorni la situazione del braccio non migliora. È ancora gonfio e il bimbo si lamenta.

Tre giorni dopo, domenica 20 gennaio, la giovane coppia torna al pronto soccorso. Ripresentano lo stesso problema al medico di guardia. Essendo giorno festivo, non potendo fare gli esami radiologici, viene consigliato alla famiglia di tornare il giorno seguente. La radiografia confermerà che si tratta di una frattura all’ulna. Dopo quattro giorni l’arto del bimbo viene ingessato. I medici, però, informano i familiari che, dopo una settimana, se le ossa non si sono ben rinsaldate bisogna intervenire con un’operazione chirurgica.

«Tale nuovo quadro clinico – spiega l’avvocato catena – sospettiamo sia legato alla mancata tempestività della diagnosi. Se la frattura fosse stata accertata al primo ricovero, la cura del gesso poteva anche essere sufficiente». Sulla scorta di questa presunta negligenza medica, il legale che assiste la famiglia del piccolo Tommaso ha già presentato una prima istanza alla direzione sanitaria dell’ospedale ebolitano. «Non escludiamo di presentare anche una denuncia penale – aggiunge il legale della famiglia – Al momento ci siamo mossi solo sotto il profilo civile». Il bimbo, intanto, è a casa con l’arto ingessato mentre i genitori sperano che, tra una settimana, gli ortopedici dicano che non è necessario ricorrere alla sala operatoria.

Massimiliano Lanzotto

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