il processo di vietri

Frana al Baia, il sindaco in aula «Ho tutelato i posti di lavoro»

VIETRI SUL MARE . «Perché ho firmato la revoca dell’ordinanza? Perché mi avevano spiegato che cinquanta dipendenti dell’hotel Baia rischiavano il posto di lavoro e che per ogni giorno di chiusura l’al...

VIETRI SUL MARE

. «Perché ho firmato la revoca dell’ordinanza? Perché mi avevano spiegato che cinquanta dipendenti dell’hotel Baia rischiavano il posto di lavoro e che per ogni giorno di chiusura l’albergo perdeva un incasso di 15mila euro. Ma io non sono un tecnico, ho chiesto ai funzionari di verificare che la documentazione fosse in regola e mi sono fidato di loro». Si è difeso così l’altra mattina il sindaco di Vietri Francesco Benincasa, a processo con altre cinque persone in seguito alla frana che nel maggio del 2009 scaraventò sul lido del Baia 1.730 metri cubi di massi.

Benincasa è accusato per aver firmato il 13 giugno il provvedimento che revocava la chiusura dallo stabilimento, provvedimento reso inefficace il giorno stesso da un nuovo sequestro disposto dall’autorità giudiziaria. Il sindaco ha chiesto di essere interrogato e ha raccontato ai giudici della seconda sezione penale la sua versione dei fatti: «Ero stato eletto da soli due giorni, stavo ancora festeggiando quando il venerdì sera fui avvicinato da Ottavio Leo, che conoscevo da tempo e mi spiegò la vicenda, dicendomi che i lavori per la messa in sicurezza erano finiti e che la proprietà dell’hotel aveva già presentato domanda della riapertura. Mi evidenziò le ripercussioni economiche del blocco dell’attività e io, che in campagna elettorale avevo fatto delll’accelerazione dei tempi burocratici un mio cavallo di battaglia, pensai di intervenire subito».

La sera stessa telefonò al funzionario comunale Vincenzo Buonomo chiedendogli di contattare l’architetto Olindo Domenico Manzione (anche lui imputato) per verificare la fattibilità della revoca. «La mattina dopo mi chiamarono e mi dissero che l’ordinanza era stata predisposta». Così, all’ora di pranzo di sabato 13 giugno, Benincasa andò in Comune per firmare la riapertura del lido. Una sollecitudine sospetta secondo gli inquirenti, che per quel crollo hanno indagato tra gli altri anche Francesco Soglia. (c.d.m)