Fonderie, scontro sulla delocalizzazione

Cammarota ripropone l’area del termovalorizzatore. L’assessore Calabrese: «Impossibile, c’è ancora un contenzioso»

All’indomani della pubblicazione dei primi risultati delle analisi dell’Arpac compiute sull’aria e sull’acqua nella Valle dell’Irno, le reazioni sono state molteplici. Mentre si attendono anche i prossimi dati sulle analisi del suolo prelevato nei pressi e all’interno delle Fonderie Pisano, è dalla Provincia che arriva la prima reazione istituzionale sull’argomento. Nel primo pomeriggio di ieri è stata diramata dal presidente della commissione speciale “Terra dei Fuochi” e consigliere provinciale Antonio Cammarota una nota nel quale si torna a riproporre, rinnovandone l’urgenza, la soluzione della delocalizzazione negli spazi che fino a qualche tempo fa sarebbero stati destinati al termovalorizzatore. Il presidente della commissione speciale parla di «scelte non più procrastinabili», facendo intendere che ora, con la certezza scientifica, anche se parziale, di un serio problema ambientale nell’area, non c’è più tempo per i rinvii. «Appena un mese fa – spiega Cammarota - quale presidente della Commissione Provinciale “Terra dei Fuochi”, proposi di considerare l’area destinata al termovalorizzatore, qualora non venga più realizzato alla luce del mutato quadro giudiziario, normativo e istituzionale, a luogo di destinazione della delocalizzazione delle Fonderie. Una proposta – continua - che non incontrò opposizione alcuna, e che anzi fu condivisa, e per cui fu mostrato interesse anche dalla proprietà, e che deve essere, pertanto, immediatamente valutata, ancor più perché l’area individuata per la costruzione del termovalorizzatore è sufficientemente estesa e in ogni caso ancora più ampliabile, per ospitare le Fonderie».

Sul concetto di condivisione però si scaglia l’assessore comunale all’Ambiente Gerardo Calabrese: «Ero presente anche io all’incontro di un mese fa in Provincia – ricorda - e smentisco categoricamente di aver condiviso la soluzione proposta dal consigliere Cammarota. Anzi, richiesi di mettere a verbale che non approvavo la scelta dato che l’area in questione è soggetta ancora ad un contenzioso e mai si è verificata l’idoneità per la costruzione di una struttura produttiva come una fonderia».

Nel merito dei dati dell’Arpac, Calabrese pone un freno agli allarmismi e disegna la linea dell’Amministrazione comunale: «I dati forniti dall’Arpac sono ancora dei dati parziali, dove anche gli sforamenti, per quanto riguarda le polveri pm10 e la concentrazione di indicatori di contaminazione fecale, non possono far ricadere automaticamente la responsabilità sulle fonderie. Di sicuro nell’area c’è un problema di tipo ambientale, ma non vogliamo incorrere in facili allarmismi. Attendiamo le ulteriori analisi dell’Arpac affinché si possa individuare la fonte di tali sforamenti, altrimenti ogni scelta rimane sulla carta. La stessa ordinanza di chiusura non può essere presa senza una conferma, dati dell’Arpac o dell’Asl alla mano, che le Fonderie siano la vera causa dell’inquinamento della Valle dell’Irno. In caso vi sia una produzione di dati del genere, allora l’ordinanza di chiusura sarà un dovere».

Emilio D’Arco

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