Fondazione Ravello Nell’addio di De Masi le accuse alla Regione

«L’altra volta potevo scegliere collaboratori di spessore mentre ora è stato imposto un Consiglio inadeguato»

«Proporre e portare a termine un progetto culturale in Campania è sempre più difficile». È la ferma convinzione di Domenico De Masi, reduce dall’esperienza di presidente della Fondazione Ravello, durata solo pochi mesi. De Masi aveva già ricoperto lo stesso ruolo negli anni scorsi, ma stavolta ha trovato un clima completamente diverso. E, assieme al consigliere d’indirizzo Manuela Rafaiani, e ai consiglieri d’amministrazione Mario Rusciano e Paola Servillo, suoi uomini di fiducia, ha deciso di rinunciare all’incarico. Non senza rammarico. Perché il sociologo ama Ravello e la sua intenzione era quella di produrre economia attraverso la cultura.

In che modo?

Destagionalizzando il Festival, con 4 appuntamenti all’anno. E facendo diventare la città della musica il centro di gravità, non solo campano ma nazionale, di ogni iniziativa culturale. Ma questo non è stato possibile e i sogni si sono infranti contro la dura realtà dei fatti.

Come mai ha deciso di abbandonare il progetto?

Mi sono ritrovato con un Consiglio d’indirizzo inadeguato. Tranne Mimmo Palladino, che però giustamente non partecipava mai alle riunioni, c’erano, sono per citarne qualcuno, un ex assessore di Amalfi, il sindaco di Sarno e un avvocato di Napoli. Mi hanno scritto una lettera con la quale rivendicavano il diritto di qualsiasi scelta.

E cosa era diverso rispetto al passato?

Beh praticamente tutto. Quando sono stato nominato per la prima volta il Consiglio d’indirizzo, scelto da me, era formato da grandi personalità della cultura. E questo perché l’allora presidente della Regione, Antonio Bassolino, mi aveva dato carta bianca. E lo stesso è successo con la presidenza Brunetta, allorquando Stefano Caldoro ha delegato all’ex ministro tutte le competenze, che ha scelto esponenti del mondo economico.

Con Vincenzo De Luca non è stato così?

In 5 mesi non ho mai incontrato il neo presidente della Regione, anche se ho sollecitato più volte per iscritto un faccia a faccia. Ho avuto solo contatti con il consigliere alla Cultura, Sebastiano Maffettone, che mi aveva cercato per presiedere nuovamente la Fondazione.

Lei aveva chiesto delle garanzie?

Certo. Ho accettato ponendo 4 condizioni: la destagionalizzazione del Festival, il rilancio dell’Auditorium, la riproposizione della scuola di alta formazione in management culturale e l’autonomia della gestione. Ma gli impegni non sono stati rispettati.

Cos’è successo?

Le faccio un esempio. Per il Consiglio d’indirizzo ho consegnato a Maffettone un foglio con quattro nomi, tutti d’altissimo spessore culturale e professionale: Cesare De Seta, Massimo Lo Cicero, Oliviero Toscani e Franco Di Mare. Nessuno ha obiettato nulla ma alla fine mi sono visto presentare una lista di tre persone di cui non ricordo nemmeno chi fossero. E quelli proposti da me erano misteriosamente scomparsi.

Ci sono state divergenza anche in altri ambiti?

Sì, sulla nomina del nuovo segretario generale, che deve essere un uomo di fiducia del presidente, perché ha un enorme potere. Invece la Regione ha imposto di cambiare lo statuto e di sceglierlo sulla base di un concorso nazionale. Ho fatto presente che non era possibile restare senza segretario per almeno 4 mesi e che in questo modo si metteva in pericolo pure lo svolgimento del festival estivo. Come risposta mi è stato proposto l’invio di un impiegato regionale per colmare il periodo di vacatio.

Ha parlato pure d’ingerenze politiche che hanno determinato le sue dimissioni...

Esiste una totale incertezza del futuro. E questo perché c’è il monopolio pubblico dei finanziamenti. La Fondazione deve avere 2 milioni per il 2016 ma in caso di spending review saranno decurtati e non si sa di quanto. L’Ente in cassa non ha praticamente nulla, in quanto vanta un credito di 1 milione e 200 mila euro.

Ci sono possibilità per un suo ripensamento?

Non credo proprio. A meno che non mi diano le garanzie che ho chiesto.

Intanto a De Masi è giunta la richiesta dei Consiglieri d’indirizzo superstiti di convocare per sabato il Consiglio per l’elezione del nuovo presidente.

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