la storia

Floriana convertita all'Islam: «Vi spiego perché ho scelto Allah»

La ventiduenne di Pontecagnano due anni fa è stata «illuminata da un versetto del Corano». Nella comunità ha conosciuto il marito Omar e insieme si sono trasferiti a Bolzano

SALERNO. Da un paio d’anni ha deciso di convertirsi all’Islam. Da meno di tre mesi ha sposato un senegalese di religione musulmana e da cinque indossa, con convinzione, lo hijab, il velo che le incornicia due grandi occhi azzurri. Floriana Vassallo, 22 anni, originaria di Pontecagnano Faiano e trapiantata a Bolzano, è una dei tanti giovani italiani che hanno deciso di sposare la religione di Maometto. Non per abbracciare fucili o farsi esplodere in nome di una guerra che di santo non ha nulla. Semplicemente perché in quel credo – visto, oggi più di prima, con diffidenza dal mondo occidentale – ha trovato il suo equilibrio. E la consapevolezza che se si abdica al pregiudizio, integrarsi è la cosa più normale.

Floriana, ci racconta perché ha scelto di convertirsi all’Islam?

«In realtà non è stata una vera conversione, perché ero atea. Il fatto di non credere in nulla mi pesava. Ho iniziato a leggere diversi testi sul mondo musulmano, sono una persona curiosa e mi ha sempre affascinato quello che è “diverso” dalla nostra cultura. Poi, all’età di vent’anni, mi sono ritrovata per le mani il Corano».

Cosa l’ha colpita?

«Un versetto che ci dice che non si è ciechi negli occhi, ma nel cuore. Mi ero appena diplomata all’Alfano I di Salerno e studiavo Sociologia. Quelle parole sono state illuminanti e così ho deciso di approfondire la cultura islamica alla moschea di Napoli e attraverso l’associazione “Giovani musulmani d’Italia”».

Suo marito lo ha conosciuto così?

«Sì, Omar è nato e cresciuto a Bolzano ma è di origini senegalesi. Gli incontri a cui abbiamo partecipato ci hanno fatto innamorare, a marzo ci siamo sposati e io mi sono trasferita al Nord per stare con lui».

Lei non beve alcolici, non mangia carne di maiale e porta il velo. La guardano con sospetto?

«A Bolzano il pregiudizio è minore. Quando cammini per strada non ti senti additata e l’integrazione è per così dire data per assodata. I figli degli immigrati sono perfettamente inseriti nel tessuto sociale. Al Sud, è molto più complicato, la gente ha meno attitudine a filtrare le notizie che sente in televisione. Forse è la crisi economica che ci porta a essere più chiusi».

Ma lei perché ha scelto di indossare il velo?

«Perché è un atto di fede. Mi è difficile spiegarlo, ma quando sei veramente credente, è un gesto che ti viene spontaneo».

Non lo vede come un gesto di sottomissione?

«Nella religione islamica la donna è un pilastro. Il profeta dice che l’uomo deve vedere Dio nella sua donna. Possiamo lavorare e i soldi che guadagniamo sono per noi, mentre quelli dei nostri mariti devono servire per la famiglia. Abbiamo la nostra indipendenza e portiamo il nostro cognome, non quello dei nostri compagni. Quindi no, non mi sento in una posizione ancillare».

La sua famiglia come l’ha presa?

«Devo dire di essere stata abbastanza fortunata. Ci sono ragazzi che vengono diseredati, umiliati, cacciati di casa, perché i loro genitori non accettano una scelta così radicale. I miei non l’hanno presa benissimo, ogni tanto si danno ingiustamente delle colpe. Ma non mi hanno ostacolato e io per loro ci sono sempre, anche perché lo sa cosa dice il Corano?».

Cosa?

«Il paradiso è sotto i piedi delle mamme e bisogna amare e rispettare i propri genitori sempre».

E gli amici?

«Hanno compreso le mie ragioni e ogni volta che torno a Salerno ci incontriamo e stiamo bene insieme. Gli esseri umani sono diversi e le diversità arricchiscono».

Non ha trovato barricate neppure dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles? Nessuno l’ha guardata con maggiore sospetto?

«La diffidenza c’è stata, la percepivi tra la gente, ma questo è un problema di cultura, non di religione, perché parlare di fede che ammazza è un’assurdità. Il terrorismo nasce per dividere le persone, la religione per unirle. La base dell’Islam è la pace, il rispetto, il culto dell’ospite, l’apertura al prossimo. Chi si macchia di queste cose è un miscredente. Quello che mi ferisce di più è che spesso si fa di tutta l’erba un fascio. E che si operano distinzioni medievali sulle vittime».

Che intende?

«Non esiste solo Parigi o solo Bruxelles. Il Medio Oriente è dilaniato, ma l’Occidente non se ne rende conto. Si tratta di un problema politico. I politici manovrano sempre qualcosa, usano strumentalmente anche le vittime, approfittano dei lutti per le loro passerelle. Siamo lontani dal comprendere che ogni forma di violenza va combattuta con fermezza, in ogni parte del mondo».