Fiumi inquinati dai frantoi Aziende nel mirino dei pm

Pesci morti nell’Alento, le acque del Mingardo e del Lambro sono diventate scure Controlli degli agenti di Capitaneria e Forestale nell’entroterra e sul litorale

CENTOLA. Pesci morti e torrenti che cambiano colore all’improvviso. È lo strano ma, purtroppo, frequente e triste fenomeno di inquinamento che si ripropone annualmente in molte località del Cilento in concomitanza della molitura delle olive. Dalle pendici del monte Cervati alla costa di Palinuro, le segnalazioni alle forze dell’ordine sono tantissime. E per questo che i militari del Circondario Marittimo di Palinuro, diretti dal tenente di vascello Andrea Palma, hanno avviato una serie di accertamenti su tutto il territorio per risalire agli autori di questo vero e proprio scempio ambientale.

Nel mirino dei guardiacoste sono così finiti decine di frantoi cilentani. «Abbiamo già effettuato numerosi controlli – spiega il comandante Palma – sia nell’entroterra che lungo la costa. Abbiamo anche chiesto – aggiunge il tenente – l’intervento dell’Arpac per i prelievi nei corsi d’acqua finalizzati a certificare la natura della sostanza inquinante». Ma le indagini sono ancora in corso e il comandante preferisce non dire altro.

I guardiacoste, per effettuare i controlli. hanno risalito fiumi e canali, fino alle zone maggiormente interessate dal fenomeno. Sotto la lente di ingrandimento sono finiti i fiumi Mingardo e Lambro ma anche valloni e conche naturali. Al lavoro anche gli agenti del Corpo Forestale dello Stato e i carabinieri di diverse stazioni che stanno perlustrando altre zone a caccia di sversatoi abusivi.

Segnalazioni sono infatti arrivate anche dai comuni di Ascea, Omignano e Casal Velino. Particolare preoccupazione per il fiume Alento e per la “Fiumarella” ad Ascea. In alcuni tratti dell’Alento sono stati trovati pesci morti e zone maleodoranti. Il sospetto è che alcuni frantoi, in violazione alle norme ambientali, scarichino i residui nei fiumi che assumono così una colorazione nerastra.

La normativa in materia di residui della molitura è chiara: le cosiddette “acque di vegetazione”, utilizzate per la spremitura delle olive, vanno raccolte in apposite vasche e smaltite in impianti autorizzati. Ma spesso, purtroppo, i reflui vengono illecitamente sversati nei corsi d'acqua da imprenditori senza scrupoli.

A dimostrazione di ciò i numerosi sequestri effettuati negli anni scorsi dalle forze dell’ordine. «Si deve intervenire subito per verificare cosa è successo e bloccare questi comportamenti da irresponsabili – tuona l’avvocato Giuseppe Forgione di Ascea - Chi fa queste cose, oltre a commettere un reato perché danneggia l’ecosistema fluviale, determina un danno all’economia di tutta la provincia: è inutile in estate disperarsi se il mare non è pulito».

©RIPRODUZIONE RISERVATA