Fiore è tornato libero, scontata la pena 

“Pallino” lascia il carcere dopo 15 anni: è stato protagonista della scena criminale a metà anni Novanta

È tornato in libertà dopo oltre quindici anni di reclusione il paganese Nicola Fiore, alias “Pallino”: il quarantatreenne ha scontato la pena dopo aver cumulato accuse di tentato omicidio, associazione a delinquere di stampo mafioso e un’altra costellazione di reati singoli, in gran parte riferiti alla seconda metà degli anni Novanta, quando era un personaggio di spicco del cosiddetto gruppo delle palazzine, riferito alla cosca di Sandro Contaldo, poi divenuto collaboratore di giustizia.
Fiore è noto anche per essere sfuggito più volte a progetti di morte preparati nei suoi confronti, in gran parte ascrivibili alla guerra con il gruppo della Lamia, allora riferito al boss Gioacchino Petrosino D’Auria. Nel 2004 sfuggì all’agguato in località Campagna, dove fu ucciso l’odontotecnico Alfonso Quaranta che era in auto con lui: il piano, per cui venne processato e condannato Gioacchino D’Auria alias “spara spara”, fu organizzato con la scusa di una consegna di sostanze stupefacenti, destinato a chiudere il conto con un elemento di spicco della scena criminale di quegli anni a Pagani, in evidente ascesa, capace di raccogliere una sorta di eredità per il gruppo dei Contaldo, disarticolato dall’operazione antimafia “Ametista”. Al bivio di Campagna, una volta vistosi al centro di una trappola, Fiore fuggì buttandosi dall’autovettura, con una rocambolesca fuga per i campi conclusa senza conseguenze gravi.
In un’altra occasione Fiore si salvò fuggendo per le via del centro di Pagani, nel mezzo di un’altra batteria criminale all’altezza di via De Rosa. Ancora, in una terza circostanza gli inquirenti lo convocarono in un posto di polizia perché da una serie di intercettazioni venne fuori l’ennesimo progetto di morte ordito nei suoi confronti. Fiore fu processato per il tentativo di omicidio a danno di Gioacchino Petrosino D’Auria e suo figlio Antonio, quest’ultimo per la Dda divenuto il rivale numero uno di Fiore, in grado di raccogliere un folto gruppo di ragazzi impegnati in particolare nello smercio di stupefacenti nell’area del centro storico paganese, costituendo un nuovo sistema criminale sull’asse con la famiglia Fezza. Ancora, dai verbali di collaboratori di giustizia venne individuato un ulteriore piano di morte da parte del gruppo criminale di Sant’Egidio Monte Albino, con la cosca guidata da Iannaco che non gradiva il suo comportamento sul territorio.
Dopo la feroce azione del clan Contaldo, protagonista di omicidi e violenze con una durissima imposizione del racket delle estorsioni, lo sparigliamento innescato dall’azione giudiziaria aprì una stagione di incertezze e tentativi di imposizione di nuovi equilibri: Fiore, figlio di Antonio, a sua volta legato ai Contaldo, in quel disegno rappresentava l’elemento più accreditato per l’eredità criminale. Quegli anni sono finiti, e dopo una lunga detenzione “Pallino” è tornato libero.
Alfonso T. Guerritore
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