«Finte onlus alla Provincia» Il pm: processo a Villani 

Gli viene contestato di aver preso 28mila euro per i propri manifesti elettorali Un dirigente: noi firmavamo i mandati, non eravamo tenuti ai controlli 

Processate Angelo Villani, ex presidente della Provincia di Salerno, e i suoi correi per i finanziamenti a pioggia alle finte Onlus.È quanto ha chiesto ieri, all’udienza preliminare dinanzi al gup Maria Zambrano (che si è riservata la decisione), il pm Guglielmo Valenti, titolare dell’inchiesta “Re Mida” sul sistema messo in piedi – sempre secondo l’accusa – dall’ex Giunta di Palazzo Sant’Agostino, per accaparrarsi denaro pubblico. Nessuno dei cinque imputati ha scelto la strada dei riti alternativi e per loro si profila il processo e un lungo dibattimento nel quale si costituiranno le prove della dispersione di circa 1 milione di euro verso iniziative culturali inesistenti. Uno solo degli imputati, Fausto Delli Santi, responsabile del settore finanziario della Provincia, ha voluto ieri rendere dichiarazioni al giudice. Il funzionario (difeso dall’avvocato Aniello Feleppa) ha dato spiegazioni circa le sue mansioni all’interno dell’ente e a proposito delle pratiche di finanziamento finite nel mirino della Procura. Delli Santi ha spiegato che la sua posizione apicale nella pianta organica non prevede oneri di controllo sull’effettiva realizzazione dei progetti finanziati alle Onlus. Non aveva, in pratica, responsabilità sull’istruttoria delle pratiche che ricevono i contributi provinciali, ma apponeva solo il visto ai mandati di pagamento quanto altri, nell’espletamento dei loro compiti, eseguivano l’intera istruttoria.
A scoperchiare il “pentolone” fu il successore di Villani alla guida della Provincia. Edmondo Cirielli, una volta insediatosi, scoperte le anomalie contabili, istituì una commissione di verifica e dalla relazione finale emersero le irregolarità di natura penale. Le indagini della Procura hanno poi ricostruito un sistema che ruotava attorno a Vittorio Aliberti e alla responsabile contabile dell’ufficio di presidenza, Giovanna Musumeci, che ha anche lei patteggiato la pena. Questi due sono già usciti dal processo perché hanno definito le loro posizioni con riti alternativi. Per il pm Valenti, che ha portato a sostegno dell’accusa elementi di prova, soprattutto documenti, i soldi che uscivano dalle casse della Provincia finivano ad associazioni gestite da familiari e amici. Il denaro era destinato per finanziare progetti che esistevano solo sulla carta, sostiene la Procura. Gli imputati figurano, tra gli altri, Fulvio Aliberti (padre di Vittorio) e Mario Bisogno, ex marito di Giovanna Musumeci. Il primo era legale rappresentante della congrega Madonna delle Grazie, che avrebbe incassato senza titolo più di 36mila euro. Il secondo avrebbe ottenuto, e stornato all’ex coniuge, quasi 490mila euro, erogati in 72 contributi a persone giuridiche che la Procura bolla come inesistenti.
All’ex presidente Villani, invece, è contestato di aver preso dal fondo per la “Borsa mediterranea del turismo archeologico” la cifra di 28mila euro, denaro utilizzato per i manifesti della sua campagna elettorale nel 2009. Completano l’elenco degli imputati Luigi Calenda, dirigente del settore finanziario, Michele Cammarota dell’ufficio di presidenza, Luigia De Carolis, dipendente regionale distaccata alla Provincia all’epoca dei fatti, e l’imprenditore Nicola Fortunato. Nel collegio difensivo, tra gli altri, Felice Lentini, Bianca De Concilio, Francesco Saverio Dambrosio, Carmine Guadagno e Silverio Sica.
Massimiliano Lanzotto
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