Finge di essere analfabeta per evitare l’ingiunzione

SANT’EGIDIO DEL MONTE ALBINO Quando arriva l’ufficiale giudiziario con una nota di pagamento non c’è molto da fare. A quel punto l’iter per il pagamento, evidentemente dovuto, ha fatto il suo corso, e il precetto, tecnicamente, costituisce una intimazione di pagamento appena precedente all’esecuzione forzata: vuol dire che a breve bisognerà pagare. A volte però la fantasia o la disperazione, peggio ancora l’ostinazione mischiata con surreali forme di arroganza ha la meglio, e di fronte alla legge diventa altro, inventa, persino, qualcosa che ribatta ai documenti, alle temute carte.. Così ha fatto la signora A. G., 61 anni, di Pagani, che, raggiunta dal messo per una notifica ha replicato: «Non sono dottoressa, non sono laureata. Anzi, sono analfabeta. A stento riesco a firmare. Non conosco la ditta D.Market». L’ufficiale si era presentato a casa della signora con l’atto di precetto conseguente a un decreto ingiuntivo per la somma di 2409 euro. Di fronte all’atto ufficiale la donna ha però provato a non firmare adducendo scuse che non sono state ritenute credibili dalla procura di Nocera Inferiore. Ora risponde dell’accusa di aver fornito false dichiarazioni a pubblico ufficiale, negando la capacità di scrivere la sua firma pur di non convalidare la ricezione di quell’atto della discordia.
Il processo con relativa accusa a carico della imputata, dopo l’emissione del decreto che dispone il giudizio da parte del Gup, Luigi Levita, è stato fissato all’udienza del prossimo dieci maggio 2019 davanti al giudice monocratico dottor Palumbo: in quella sede la signora potrà dimostrare la sua ignoranza, documentando l’eventuale analfabetismo invocato e contrastando così in sede dibattimentale la tesi della procura, evidentemente scettica rispetto alle sue ragioni.(a. t. g.)
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