Filippini a Salerno I nipoti sono nati qui

È la terza comunità straniera e si raggruppa in due associazioni

L’immigrazione filippina in Italia prese il via durante gli anni Settanta, quando i primi flussi di lavoratori, in prevalenza donne impiegate come collaboratrici domestiche, colf o badanti, si insediarono nel nostro Paese. Oggi i filippini rappresentano una delle comunità di migranti più numerose e meglio integrate in Italia, con bambini e ragazzi di seconda e terza generazione inseriti in percorsi scolastici e lavorativi.

Educati, discreti, operosi, si sono guadagnati la stima e la benevolenza della società italiana vincendo i pregiudizi che inizialmente esistevano nei loro confronti, pur mantenendo un forte legame con la madre Patria.

I numeri. Lo stesso quadro si può ricavare a Salerno, dove i filippini costituiscono la terza comunità straniera più numerosa dopo ucraini e romeni. Secondo i dati Istat, aggiornati al primo gennaio 2016, sono 628 i residenti nel capoluogo titolari di permesso di soggiorno (849 considerando l’intera provincia), pari all’11,7% dei cittadini stranieri, un valore cresciuto del 46%, sulla spinta dei ricongiungimenti familiari, rispetto a quello fatto registrare nel 2011, quando i cittadini dello Stato insulare del Sud-Est asiatico soggiornanti in città erano 430. Tra di essi, le donne incidono per il 59%, una percentuale elevata dovuta alla massiccia partecipazione femminile alle prime ondate migratorie, peculiarità della collettività filippina.

Se in passato i lavori tradizionalmente associati ai filippini erano i servizi domestici, adesso molti di loro sono impiegati nel settore alberghiero, nella ristorazione e nei servizi assistenziali alle persone; qualcuno è riuscito infine ad avviare un’attività imprenditoriale, per lo più mini-market.

Le associazioni. Inizialmente percepita come una destinazione temporanea, Salerno si è rivelata una città accogliente e ospitale per le persone provenienti da un arcipelago distante circa 10.000 chilometri. La numerosa comunità filippina salernitana ha come punto di riferimento storico la “Filipino community of Salerno – Italy” (Fcsi), associazione che la scorsa domenica ha festeggiato i vent’anni d’attività al convento di piazza San Francesco alla presenza di Antonio Bonifacio, direttore dell’Ufficio migrantes fresco di nomina nonché coordinatore della Consulta della Festa dei popoli, e Joel Manuel, presidente di Filcomfedsi (Filipino community federation of Southern Italy).

«Sono arrivato a Salerno nel 1994 seguendo le mie sorelle che avevano sposato degli italiani. All’epoca eravamo veramente in pochi ma negli anni il numero dei connazionali è andato crescendo; di qui l’esigenza di avere un luogo di incontro per la nostra comunità – racconta Rodolfo Palma, personaggio dai modi gentili e fondatore di Filipino community of Salerno – Vengo da Manila, dove ero un ragioniere, tuttavia, il mancato sviluppo economico del mio e, che ne ha acuito le diseguaglianze sociali, mi ha spinto a cercare fortuna in Italia. Qui ho trovato lavoro come domestico e adesso la mia famiglia si è interamente trasferita nel Belpaese. Ho ho quattro figli e otto nipoti, questi ultimi nati qui».

Il presidente dell’associazione è Villamor Velasco, anche lui occupato come domestico. «Nonostante un lavoro come direttore di produzione per l’industria cinematografica, in patria non riuscivo a garantirmi un adeguato tenore di vita; a ciò si aggiunge il fatto che le Filippine sono largamente esposte alle calamità naturali, come dimostrano i ripetuti cicloni che si abbattono sulle nostre isole, e che Manila è una delle città con il più alto tasso di inquinamento atmosferico al mondo – spiega Velasco – A Salerno ci sentiamo come a casa, la gente è molto ospitale nei nostri confronti. Ci riuniamo una volta al mese nel convento di San Francesco per la messa tenuta da padre Dennis Vargas, frate filippino residente a Napoli. Abbiamo anche una squadra di basket che ha partecipato lo scorso 19 giugno a un torneo organizzato dalla Filcomfedsi a Reggio Calabria».

Nel novembre del 2014 ha visto la luce un’altra associazione, Afus (Associazione dei filippini uniti – Salerno), nata sotto l’impulso di un gruppo di donne organizzatesi per di supportarsi a vicenda e sviluppare nuovi percorsi condividendo esperienze, problemi, bisogni. «L’associazione conta adesso più di 60 membri, uomini e donne. Ci riuniamo alla “Casa filippina”, un locale della chiesa del Sacro Cuore, in piazza Ferrovia, che abbiamo fatto riaprire dopo tanti anni di chiusura – dice Nancy Arenas, presidente di Afus – Adesso abbiamo lanciato una raccolta fondi per ristrutturarlo e recuperarlo completamente. È per noi un luogo importante dove incontrarci, discutere dei nostri problemi e passare momenti di svago; inoltre, organizziamo periodicamente delle attività, ad esempio un laboratorio di balli tradizionali».

Le tradizioni. I filippini residenti a Salerno si sono recati in massa a Roma lo scorso 12 giugno per festeggiare il 118° anniversario dell’indipendenza del proprio Paese.

In città, invece, le associazioni hanno organizzato la tradizionale festa “Flores de Mayo” (fiori di maggio) in onore della Vergine Maria. Per le strade del centro cittadino hanno così orgogliosamente sfilato i membri della collettività, indossando per l’occasione i coloratissimi abiti tradizionali in un tripudio di fiori variopinti; proprio il fiore è uno degli elementi caratterizzanti della cultura filippina, simbolo di gioia e di pace.

Un momento di allegria e integrazione, dunque, utile a far conoscere una cultura diversa favorendo così, attraverso la conoscenza, la pacifica integrazione tra le i gruppi di stranieri residenti e i cittadini salernitani. Celebratisi in due momenti distinti, 15 e 22 maggio, gli eventi si innestavano nel lungo percorso che porta le comunità internazionali presenti a Salerno all’appuntamento con la Festa dei Popoli, organizzata dai Missionari saveriani e laici saveriani in collaborazione con l’Ufficio missionario, l’Ufficio Migrantes e la Caritas. L’iniziativa, giunta quest’anno all’ottava edizione, si terrà il prossimo 10 luglio a piazza della Concordia, e avrà per tema gli abiti e la moda, così come si evince dal titolo “Popoli in passerella. Aghi, fili e racconti”.

«La Festa dei Popoli è per noi un’occasione importante per mostrare le nostre usanze agli altri» afferma Velasco. «È poi molto interessante scoprire altri popoli ed altre culture con cui stringere amicizia e condividere un momento di aggregazione» aggiunge Arenas.

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