L'INTERVISTA

«Fico o Di Maio, chi comanda davvero?»

Il politologo Pasquino: in Campania accordo trasparente con i Cinque Stelle, a livello nazionale il vero sconfitto è Salvini

NAPOLI - «Vincenzo De Luca dovrebbe essere ricandidato, in quanto sono dell’idea che tutti i governatori uscenti debbano richiedere la fiducia agli elettori. Ho l’impressione, peraltro, che De Luca sia anche un buon governante, magari qualche volta un po’ troppo scostante, soprattutto nel suo lessico». Il politologo e accademico Gianfranco Pasquino commenta il risultato elettorale dopo il voto in Emilia Romagna e Calabria. E dà il via libera alla ricandidatura del presidente della Regione Campania, magari anche attraverso un’alleanza del Partito democratico con il Movimento 5 Stelle.

Ritiene possibile in Campania un’asse Pd-5 Stelle?

Dipende da De Luca , se sarà lui il candidato, e dal Movimento 5 Stelle. Mi chiedo, però, chi sia il capo dei 5 Stelle in Campania: Di Maio o Fico? Ritengo che per trovare un accordo debbano innanzitutto trovarsi, discutere. Io preferirei che lo facessero in maniera trasparente, dicendo quali sono i vantaggi per gli uni e per gli altri. E, soprattutto, quali sono i vantaggi per gli elettori, cosa promettono di buono.

Che lettura si può dare del voto in Emilia Romagna e in Calabria?

In Calabria il centrodestra ha vinto in maniera abbastanza significativa, il Pd ha dimostrato di sapersi riprendere un po’, ma non basta e deve trovare degli altri alleati. Mentre il Movimento 5 Stelle è oramai in disfacimento. Prima se ne rendono conto meglio sarà per loro.

E in Emilia Romagna? Un dato è sicuro, perché sento che adesso tutti s’attorcigliano: Salvini ha perso. Ha perso lui, perché si era messo in gioco in prima persona, ha perso la Lega, che ha avuto 2 punti e mezzo in meno rispetto alle ultime elezioni europee, ha perso la candidata imposta da Salvini, che era comunque inadeguata. Il leader della Lega, dunque, ha perso almeno 3 volte. E di questo bisogna tenerne conto, perché è la prima vera sconfitta elettorale di Salvini. Il Pd ha tenuto molto bene rispetto alle aspettative che Zingaretti aveva cercato di tenere molto basse. Invece ha vinto molto bene Bonaccini, utilizzando quello che doveva fare, cioè il fatto che fosse presidente della Regione uscente e che avesse governato bene.

Come spiega la debacle dei 5 Stelle?

Il M5S ha avuto una difficilissima transizione da movimento d’opposizione, che poteva permettersi di dire ciò che voleva, a movimento di governo, che deve tenere conto delle compatibilità che sono sociali, ambientali e anche europee. Semplicemente non sapeva governare, non ha una classe dirigente. Il suo capo politico era inadeguato, Luigi Di Maio era un problema. Hanno rimandato troppo a lungo la decisione di sostituirlo o, comunque, di trovare un’altra modalità di leadership. In più in Emilia Romagna i 5 Stelle hanno a lungo discusso se presentarsi o meno. E hanno scelto un candidato presidente non particolarmente noto o attraente. C’è una parte di struttura, che è quella che riguarda l’inadeguatezza del movimento a governare, e una parte di congiuntura, che fa riferimento alle scelte effettuate all’ultimo momento abbastanza malamente.

Anche Forza Italia non ha raccolto molti consensi...

Forza Italia paga lo scotto di avere un leader vecchio, un uomo stanco e ripetitivo, che non è più in grado di fare le campagne elettorali tambureggianti che faceva in passato. Forza Italia è stata largamente divorata da Salvini e a questo punto ha un problema di sopravvivenza.

I dati elettorali di Emilia Romagna e Calabria possono essere trasposti a livello nazionale?

Suggerisco di non trasporre nulla, perché gli elettori italiani sanno bene cosa votano. In questa tornata elettorale hanno votato per la presidenza della regione. Dopodiché se si fa un’offerta nazionale e si spiega che tipo di governo, che tipo di priorità, che tipo di persone, probabilmente si orientano a secondo del tipo di offerta che viene loro fatta. Trarre insegnamenti nazionali da 2 regioni peraltro così distanti tra di loro mi pare un’operazione azzardata.

Gaetano de Stefano