IL ROGO

Fiamme in un deposito del colosso Finagricola a Battipaglia

Distrutta la struttura che avrebbe dovuto accogliere una fattoria didattica

BATTIPAGLIA - Del ricovero del custode e degli attrezzi custoditi all’interno, non è rimasto più niente. Solo un cumulo di macerie incenerite dal fuoco. Della struttura avveniristica dei fratelli Massimiliano e Fabio Palo , titolari dell’azienda agricola di via Serroni Alto, collegata alla Finagricola, a guardarla ieri mattina, dopo l’incendio durato l’intera notte, non è rimasto più nulla. La struttura era stata innalzata da pochi mesi: doveva diventare una fattoria didattica. Non sono ancora chiare le cause del violento rogo, facilitato dalle forti raffiche di vento che lo hanno alimentato. Si sa che l’incendio è partito intorno alle 23 del giorno di Natale, ma non si conoscono ancora la causa che l’ha scatenato. Compito che – come hanno spiegato i carabinieri della compagnia di Battipaglia – spetta ai vigili del fuoco, intervenuti in forza sul posto.

Ingenti danni. Tutto bruciato, tutto distrutto. Si conta, all’incirca, un danno di 300mila euro. La struttura andata a fuoco era del tipo leggero, realizzata in prevalenza in legno. Pertanto di facile combustione. Era il punto di ricovero di una delle aziende collegatealla cooperativa agricola che produce ortaggi di qualità. Un’eccellenza “green” che esporta anche all’esterno i prodotti della Piana del Sele. La struttura è annessa ad un terreno di sette ettari, videosorvegliata a distanza e dotata di sistemi antintrusione di ultima generazione. L’azienda non è lontano dal centro abitato. Le conseguenze della combustione sono stati avvertite a centinaia di metri.

L’incendio. Nessuno è entrato nella struttura, scavalcando la recinzione. Almeno dai primi accertamenti dei militari dell’Arma, guidati dal maggiore Vitantonio Sisto , presente sul posto. La mancanza di prove di intrusioni di estranei e la struttura leggera di legno fanno propendere le cause per l’ipotesi accidentale. Sembra che le fiamme, ricostruendo alcune testimonianze, siano partite dall’interno. Di sicuro c’è che l’allarme non si è azionato. È partito il segnale di pericolo solo quando il fuoco è arrivato alla centralina, mandandola in tilt. A quel punto il peggio era già avvenuto, le fiamme avevano divorato il capannone, rendendolo ormai inutilizzabile e pericolante.

Le indagini. Dall’impianto elettrico alla presenza di eventuale materiale infiammabile, ogni dettaglio sarà valutato dai caschi rossi chiamati a sciogliere l’arcano. Sul luogo, con la luce del sole, è stato effettuato un sopralluogo per verificare la presenza di altri elementi utili a chiarire l’origine del rogo. In questi casi, non essendo evidente la causa, si valutato tutte le possibili ipotesi. Anche quella del dolo. Una ricognizione dei luoghi, infatti, è servita a verificare la presenza di segni di liquidi infiammabili. I risultati sono affidati alla relazione del personale tecnico dei vigili del fuoco (intervenuti sul posto con autobotti giunte dal comando provinciale di Salerno e dai distaccamenti di Eboli e Giffoni Valle Piana). I proprietari hanno assicurato che, l’altra sera, non c’era nessuno all’interno dell’azienda. Non ci sono persone ferite. C’è solo la conta dei danni (compreso l’inquinamento dell’aria circostante che coperto l’intera città da una fitta nebbia di fumo) che non hanno inficiato la produzione. Fiamme che hanno tenuto sveglia l’intera città e le cui immagini sono rimbalzate sui social network mentre nelle case in tanti festeggiavano il Natale.

Massimiliano Lanzotto

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