Fiamme al porto La Capitaneria apre un’inchiesta

L’incendio divampato a bordo del natante dei Perrella Distrutto lo yacht di Verrengia. Ventura: «È stato tremendo»

Doveva essere una tranquilla serata domenicale a bordo del proprio “gioiello” da 18 metri, ma poi il fuoco, che ha in maniera macabra illuminato il porto commerciale, stava per tramutare tutto in tragedia. L’incendio è divampato a bordo di “Toby”, lo yacht di proprietà dell’imprenditore Perrella ormeggiato presso i pontili Ventura, in via Porto, nella notte tra domenica e lunedì. Le fiamme, però, hanno presto raggiunto anche la lussuosa imbarcazione da 24 metri, appartenente al noto radiologo salernitano Domenico Verrengia, che era al fianco della barca da cui l’incendio è partito.

La cronaca. La barca dell’imprenditore attracca intorno alle 22 di sera, dopo una tranquilla uscita estiva. È intorno alle 23.10, però, che i gestori del pontile Ventura, Antonino e Silvio, si accorgono dapprima del fumo e poi delle fiamme all’interno del panfilo e capiscono che la prima cosa da fare è mettere al sicuro le altre imbarcazioni. Un corto circuito a qualche strumentazione di bordo una delle possibili cause, fatto sta che le fiamme si concentrano all’interno del natante, senza valvole di sfogo né un avvertimento visibile all’esterno. All'improvviso uno scoppio, quello dei vetri dell’imbarcazione che procura l’ossigenazione delle fiamme che diventano incontrollabili ed iniziano ad espandersi offrendo uno spettacolo da brividi ai gestori dei pontili che si trovano a dover decidere in fretta non appena capito il pericolo. Si attendono i soccorsi dalla capitaneria e dai vigili del fuoco provenienti dalla caserma di Cava. Nel frattempo si decide di agire. Aiutati anche da qualche altro amico giunto in soccorso, vengono sganciate e portate via altre quattro barche mentre le fiamme dilagano sempre di più, irrorando di fumi e fiamme l’intera serata domenicale. Serve però portare via anche le due barche incendiate ed è qui che a Silvio Ventura viene in mente di salire sul suo piccolo gozzo e di legare le due imbarcazioni per traghettarle a largo, dove non vi è pericolo per il resto della struttura portuale e dove lo attendono i mezzi di soccorso della capitaneria.

I soccorsi. L’operazione ardita dura una ventina di minuti, starà poi a due rimorchiatori, dotati di sistemi anti-incendio, spegnere al largo del pontile gli incendi che hanno reso i due natanti ormai inservibili. Coadiuvati sempre dagli uomini della Guardia costiera, è ancora Ventura, col suo piccolo ma eroico gozzo, a traghettare i due scheletri in prossimità del molo di sopraflusso, a circa duecento metri dal pontile, dove un agente della Capitaneria si appresta a metterle in sicurezza. È qui che, assicurate le cime al punto d’ormeggio, i resti fumanti hanno ceduto, posizionandosi sul fondale del porto, ormai irrecuperabili se non con mezzi pesanti.

Le testimonianze. «Abbiamo cercato di mantenere il controllo anche per i nostri clienti, ma ce la siamo vista davvero brutta. – ha commentato Antonino Ventura – Quando abbiamo visto le fiamme, abbiamo pensato a cosa sarebbe potuto accadere. Mio fratello Silvio si è praticamente gettato nel fuoco per togliere quelle imbarcazioni da lì. Siamo stati pronti, perché il danno poteva essere incalcolabile per tutto il porto. Siamo ancora sotto shock, non abbiamo dormito e stamattina (ieri per chi legge, ndr) alle 6 eravamo ancora in capitaneria per i verbali». Intanto, sempre ieri mattina, gli uomini della capitaneria di porto hanno aperto un’indagine finalizzata ad accertare le cause ed eventuali responsabilità ed hanno altresì proceduto a notificare ai proprietari la prescritta diffida per la rimozione delle due unità, ancora in corso di esecuzione.

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