IL CASO

Festino all’Asl Salerno, scudo delle associazioni

Party con ballerine alla Salute mentale di Cava, la difesa della direttrice sospesa: «Iniziativa terapeutica e molto valida»

CAVA DE’ TIRRENI - «Giù le mani dall’Unità di Salute mentale di Cava de’ Tirreni e dalla direttrice Adriana Iannone». È il coro che si è alzato - unanime - dagli esponenti della sinistra di Cava de’ Tirreni e dell’intera provincia di Salerno dopo il provvedimento dell’Asl che ha sospeso la dirigente per 30 in giorni in seguito alla scoperta della festa di fine estate tenuta all’interno del centro di Pregiato con ballerine brasiliane e senza mascherine. «Quell’evento rientra in una questione terapeutica a favore di soggetti fragili ed emarginati ma è stato fatto passare come una festa per punire chi non si adegua al sistema», scrivono in una nota il coordinamento Campania e la federazione di Salerno di Sinistra Italiana.

«Punire una donna per aver fatto il suo dovere, provando anche in tempo di pandemia, nel rispetto delle norme, ad applicare la legge Basaglia ci lascia davvero senza parole. Le attività di animazione sociale rientrano nei protocolli di terapia e non possono essere bollate come feste. Provvedimenti di questo tipo offendono l’intelligenza e il buon senso», scrivono gli esponenti della sinistra mostrando la solidarietà nei confronti della direttrice ed evidenziando come il provvedimento di sospensione sia iniquo e giustificato da motivazioni definite «pruriginose, misogine e soprattutto bigotte ». Un documento è stato protocollato anche da “Resilienza legale”, associazione contro tutte le violenze di genere, sottoscritto anche da tante altri gruppi di persone da sempre vicini alle tematiche in favore dei più deboli.

«È inquietante già aver aperto un’inchiesta su un evento di integrazione sociale a favore di soggetti emarginati e fragili, con motivazioni bigotte, maliziose e misogine. La superficialità con la quale si è guardato esclusivamente al corpo delle ballerine brasiliane, oscurando la valenza terapeutica e di alto valore sociale dell’iniziativa, lascia intendere che l’ipocrisia regna sovrana ed il più becero maschilismo imperante», si legge nel documento. «È preoccupante che l’Asl, invece di sostenere ed incentivare queste iniziative, tenti di reprimerle con azioni anche esagerate, non adottate nemmeno quando ci sono stati dei morti. Siamo sicuri che emergerà la verità e che sarà riconosciuta la valenza terapeutica di queste iniziative».

(al.mo.)