FdI e 5 Stelle in pressing su Renzi

Diffida anche al ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Va ripristinata la legalità»

SALERNO. Piovono diffide sul neo governatore Vincenzo De Luca. Dopo la proclamazione, infatti, se ne aggiungono altre. A cominciare dal triplice avviso presentato da Fratelli d’Italia, per mezzo del presidente regionale Antonio Iannone, che ha consegnato gli atti negli uffici giudiziari di piazza Matteotti a Salerno, e indirizzato oltre che a De Luca anche al premier Matteo Renzi e al ministro dell’Interno, Angelino Alfano. «Vogliamo che sia ripristinata la legalità – evidenzia Iannone – il resto non c’interessa. La legge è uguale per tutti e deve essere applicata allo stesso modo nei con fronti di tutti. La Severino ha già “gambizzato” centinaia di amministratori locali e crediamo che non si possano fare eccezioni, applicando una normativa peraltro voluta e votata dal Partito democratico».

Perciò Iannone, attraverso la documentazione redatta dagli avvocati Marcello Feola e Antonio Palma, invita il premier «a notificare con urgenza il decreto che accerti la sospensione dell’ex sindaco di Salerno». E diffida De Luca «dal nominare la Giunta regionale e dal compiere atti formali, in quanto la sospensione è già operante di diritto con la proclamazione».

«In questo momento a Santa Lucia – aggiunge Iannone – c’è un fantasma come governatore, tant’è che De Luca non si è presentato nemmeno alla proclamazione. E questo grave pasticcio è stato creato dal Pd che deve assumersi le proprie responsabilità». Fratelli d’Italia è pronta anche a ricorrere alla giustizia ordinaria, sia civile che penale «qualora quanto da noi intimato non dovesse essere rispettato».

E un’ulteriore diffida proviene dai gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, e precisamente dai capigruppo di Camera e Senato, Francesca Businarolo e Bruno Marton. Il refrain è sempre lo stesso, così come il destinatario è ancora una volta il premier che viene «inviato e diffidato a prendere immediatamente atto della sospensione già esistente a carico di Vincenzo De Luca con espressa riserva di azioni in caso di mancata o intempestiva adozione dei provvedimenti previsti». I Cinquestelle, però, hanno visto già rigettato un esposto dall’Autorità anticorruzione. In una delibera firmata da Raffaele Cantone, infatti, si evidenzia come l’Anac non abbia competenza sull’applicazione delle misure di sospensione dalla carica previste dalla legge Severino. E sull’ipotesi di un conflitto di interessi in cui versa il presidente del Consiglio, che è anche segretario del Pd, a cui spetta adottare il provvedimento che accerta la sospensione, «una valutazione dell’Autorità – scrive l’Anac - su questo punto sarebbe un’invasione delle competenze dell’Antitrust».

I pentastellati, inoltre, lanciano un allarme: «Il Governo – sostengono – vuole salvare De Luca con la riforma della Pubblica amministrazione». A detta dei deputati del M5S «la legge nasconde un bel tranello per risolvere i guai dei condannati che non posso essere eletti a cariche amministrative, come il governatore campano Vincenzo De Luca». E, per fare questo golpe, «il ministro Madia – rimarcano i cinquestelle – vuole mano libera per modificare il decreto legge 39, che si occupa proprio dell’inconferibilità e incompatibilità degli incarichi nella pubblica amministrazione».

Immediata la replica del ministro che dichiara di essere «pronta allo stralcio per evitare strumentalizzazioni».

Intanto, c’è anche chi ritiene che De Luca non debba essere affatto sospeso. È il caso del deputato della minoranza Dem, Davide Zoggia che sostiene come «l’errore sia a monte e stia nel fatto di non aver voluto affrontare il tema della legge Severino prima della candidatura di De Luca alle primarie». «Nel momento in cui si è consentito a De Luca di candidarsi, sostenuto fra l’altro in maniera trasversale da renziani ed ex bersaniani – argomenta Zoggia – si è messo in conto che avrebbe potuto vincere e che il tema della Severino si sarebbe posto».

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