Fassina: «Il caso Cofferati peserà pure sul Quirinale»

Nuovo scontro interno dopo il pasticcio Liguria e l’addio dell’ex leader Cgil Civati evoca la scissione. Un sondaggio Ipsos rivela: Democratici giù di 6 punti

ROMA. L’addio di Sergio Cofferati al Pd unito al caso del decreto fiscale «certamente non aiutano a costruire un clima positivo» per il voto sul successore di Giorgio Napolitano. Lo ha detto Stefano Fassina della minoranza democratica aggiungendo che «il modo sbrigativo, offensivo per la dignità di Cofferati, con cui la sua scelta è stata trattata, pesa notevolmente sul Quirinale».

La conseguenza non è la scissione ma i voti che si lasciano per strada». Il ciclone Liguria con l’abbandono del Pd da parte di Sergio Cofferati, diventa un caso nazionale e gli esponenti della minoranza chiedono ancora una volta a Renzi di non reagire con un’alzata di spalle. Lo scontro, nato con la contestazione delle primarie per il candidato alla Regione, va oltre i presunti brogli o voti comprati, ma riguarda la linea, lo spostamento a destra, la natura stessa di un partito che per la sinistra Dem sta cambiando pelle.

La scissione evocata a ogni strappo da quando Renzi è segretario riapre il capitolo, alimentato dal dissidente Civati per il quale la Liguria può fare da apripista a «sviluppi nazionali». Mollata la candidata vincente delle primarie Paita, la possibile convergenza con Sel dell’area civatiana alle elezioni regionali della Liguria, è più che una certezza, anche se è improbabile che il candidato possa essere Cofferati.

Più che una scissione con la nascita di un nuovo soggetto, a preoccupare i piani alti del Nazareno ci sarebbe però un calo di consensi notevole registrato nelle ultime settimane. Lo segnala l’istituto Ipsos di Nando Pagnoncelli che registra un Pd al 34,8 per cento, in calo di 3,5 punti rispetto al mese di novembre e del 6% sulle Europee. Nella stessa rilevazione la Lega che ormai insidia Forza Italia fa un balzo di 4,7, arrivando al 12,8 per cento. E proprio il partito di Salvini, in Liguria, fa temere il governatore uscente Claudio Burlando, per il quale «l’uscita di Cofferati è una bomba atomica con effetti devastanti e può regalare la regione alla Lega». Non è che un nuovo caso di emorragia di voti per Stefano Fassina, esponente della sinistra del partito, che però non ha nessuna intenzione di lasciare o sollecitare scissioni e chiede ai militanti di «alzare la voce nei circoli e di combattere da dentro».

La ferita è aperta, lo aveva segnalato da subito Gianni Cuperlo e lo stesso lavoro fatto negli ultimi giorni per ricompattare la “Ditta” anche con l’aiuto di Bersani, rischia di essere mandato all’aria. Il partito è in subbuglio e non solo a sinistra e il pericolo è che, a dieci giorni dalla convocazione del Parlamento in seduta comune, la nave Dem entri in porto sbandata. Ma stavolta, a favore della nascita di un cantiere a sinistra non c’è solo l’ennesimo scontro con la maggioranza che ha liquidato come una «questione di visibilità personale» l’uscita di Cofferati. La partita del Quirinale potrebbe segnare nuovi equilibri e sullo sfondo ci sono le elezioni greche di domenica. La probabile vittoria di Syriza può spingere l’area che ruota tra Sel, Civatiani e sinistra del Pd, dopo la convention di Bologna de l’Altra Europa per Tsipras, a dar vita alla nuova “cosa rossa” già dal prossimo marzo.

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