Farmacie, il pm Cantone ha “assolto” Melchionda

Nessuna incompatibilità tra la carica di ex sindaco e presidente del Consorzio L’Autorità anticorruzione ha bocciato i ricorsi di Rosania e del deputato Cirielli

Raffaele Cantone mette la parola fine sulla bagarre aperta con la nomina di Martino Melchionda al Consorzio Farmaceutico. L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha archiviato gli esposti presentati da Gerardo Rosania (Sel) alla Corte dei Conti ed Edmondo Cirielli (FdI) che sostenevano illegittimo il conferimento della carica di presidente del Consorzio all'ex sindaco di Eboli. «Il tempo è galantuomo, ristabilisce la verità, basta sapere aspettare» è il commento dell’avvocato Melchionda alla notifica della delibera dell’Anac.

Un commento amaro per una vicenda iniziata un anno fa quando la nomina di Melchionda alla presidenza del Consorzio diventò un caso politico. Perché a volere l’ex sindaco Pd furono i soci maggioritari del Consorzio: Pasquale Aliberti, sindaco di Scafati e Marco Galdi, sindaco di Cava,entrambi di centrodestra.

Rosania e Cirielli sostennero l’incoferibilità di quell’incarico (la norma stabilisce che non può essere presidente chi nell’anno precedente ha ricoperto incarichi di amministratore in uno dei comuni consorziati, ndr) e scrissero a Cantone. Ora l’Anticorruzione risponde e spiega che la norma prevede l’incoferibilità di incarichi quando questi abbiano poteri gestionali. Cosa non riconducibile alla carica di presidente del Consorzio farmaceutico che ha solo un ruolo di rappresentanza istituzionale.

«Tutti ricordano con quanta veemenza è stata contestata la mia nomina – sottolinea Melchionda - da più parti si è gridato allo scandalo, ritenendola illegittima. Ebbene, oggi, nero su bianco, sono insussistenti tutte le contestazioni». Un verdetto che arriva a poche settimane dall’annuncio di Cirielli sull’illegittimità della nomina di Melchionda sancita dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso il sottosegretario De Vincenti. «L’Anticorruzione, investita anche Cirielli, si è pronunciata, confermando la legittimità della mia nomina», incalza Melchionda che conclude: «Per ragioni personali e anche perché a volte le poltrone si lasciano a prescindere da tutto il resto, mi sono dimesso già da tempo. Di tutta la vicenda, ora, resta l’amara conferma di quanto avvelenato sia il clima politico, quello ebolitano soprattutto».

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