l’operazione anti droga 

Fanno scena muta davanti al gip 

Gli interrogatori di Gambone, Di Mieri, Umberto e Giancarlo Rossi

CAPACCIO. Scelgono la linea del silenzio i capi della rete di spacciatori con base nella città dei Templi. Ieri, i primi interrogatori in carcere. Umberto Rossi, il settantenne ex cutoliano, difeso da Nicola Naponiello, che deteneva le redini del gruppo, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip Renata Sessa. Stessa scelta ha fatto il figlio Giancarlo Rossi (difeso da Pierluigi Spadafora), detenuto a Napoli ed interrogato per rogatoria, ritenuto dagli inquirenti il fondatore del gruppo che ha lasciato le redini al padre quando è finito in carcere per alcuni attentati a un autolavaggio di località Licinella. Gli interrogatori sono proseguiti con gli indagati Marco Di Mieri e Giovanni Gambone (originario di Battipaglia e difeso da Antonio Boffa), che hanno fatto scena muta davanti al gip, rimandando la propria difesa all’eventuale ricorso ai giudici del Riesame. Gambone è considerato dagli inquirenti (le indagini sono state affidate al sostituto procuratore antimafia Marco Colamonici) il “top player” dei pusher, capace di piazzare fino a tremila euro di stupefacente ogni week end.
Oggi, in tribunale ,sono previsti gli interrogatori degli indagati agli arresti domiciliari, tra i quali Francesco Rossi e Silvia Seno, originaria di Eboli, che avrebbe coadiuvato nell’attività di spaccio il fidanzato Di Mieri. La droga, nel linguaggio criptico usato dai membri del sodalizio, era di volta in volta caffè, pizza, trippa buona, anche bollette o giocate quando l’interlocutore era Mario Menichini, altro indagato, soprannominato Intralot, gestore a Capaccio scalo dell’agenzia di scommesse “Play & games”.