«Famiglie poco attente al disagio» 

Baselice (Logos): «Un progetto dell’Asl per prevenire i comportamenti a rischio»

La prima birra a 12 anni. Poi un chupito di vodka. E due, tre, quattro. Fino a perdere il controllo. Una bravata che molto spesso diventa abitudine consolidata di ogni fine settimana e poi patologia conclamata capace di provocare danni al sistema nervoso centrale. Aniello Baselice, fondatore del gruppo Logos che dal 1988 si occupa delle persone che hanno problemi con l’alcol, purtroppo non si stupisce del numero, sempre crescente di giovanissimi che, in occasioni particolari, come le vigilie di Natale e Capodanno, finiscono al pronto soccorso in coma etilico. Un’emergenza che l’Asl ha deciso di affrontare lavorando al progetto Ipib, una rete di intercettazione precoce di intervento breve sui consumi a rischio di bevande alcoliche.
Un copione che si ripete ogni anno.
Diciamo che è solo la punta di un iceberg di dimensioni incontrollabili. Il fenomeno non si limita alle giornate di festa. Chi si riduce in queste condizioni ha quasi sempre una storia di abuso di alcol. Il dato che spaventa di più è che l’età media continua ad abbassarsi, al punto che abbiamo in cura giovani dai 23 ai 25 anni, che hanno iniziato a bere cinque o sette anni prima.
Come se lo spiega?
L’età dell’adolescenza è quella che coincide con la trasgressione. Quello che a mio avviso si è modificato è il controllo da parte delle famiglie e dalla rete di relazioni sociali che circonda i ragazzi. Si tende a sottovalutare il disagio, a catalogare come episodio sporadico un comportamento che invece può causare danni irreparabili.
C’è anche un problema di controllo. Vendere alcol ai minori è vietato.
Questo è certo, ma prioritariamente esiste un problema etico: bisognerebbe educare i gestori di bar e locali notturni.
E la rete di assistenza sanitaria funziona?
Si deve fare di più. Ecco perché l’Asl sta lavorando a un progetto di intervento breve sui consumi a rischio di alcol, che prevede un percorso di formazione per i medici di base, gli operatori del pronto soccorso, le associazioni di volontariato e quelli che si interessano del mondo giovanile. Siamo ancora in una fase iniziale, ma confido nel fatto che possa diventare concreto nell’arco di quest’anno. Solo la prevenzione può proteggerci dai rischi dell’emergenza.(b.c.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA