Famiglie Arcobaleno, ira cattolica per il raduno a Salerno

Il 3 maggio in città raduno dei genitori omosessuali. Comunione e Liberazione contro il Comune: «Più senso critico»

SALERNO. È Salerno la sede scelta dalle “Famiglie Arcobaleno” (associazione genitori omosessuali) per la loro festa nazionale. Giovedì 26 marzo, presso la sede di Spazio Donna a piazza Vittorio Veneto, si terrà una prima riunione organizzativa. L’evento è fissato per il prossimo 3 maggio sul Lungomare; la mattinata sarà dedicata soprattutto al dibattito mentre dal pomeriggio ci sarà spazio per gare, giochi, spettacoli teatrali e musicali, laboratori dedicati ai più piccoli. Tutto questo sarà preceduto da una serie di iniziative in programma a Cava, Vietri sul Mare, Università ma soprattutto Comune capoluogo, dove il 24 aprile si svolgerà anche la conferenza stampa di presentazione.

 «Abbiamo scelto Salerno – spiegano gli organizzatori – perché pensiamo sia utile ed importante portare le nostre esperienze e la nostra visibilità nei luoghi in cui vige ancora troppo spesso non tanto l’ostilità ma una specie di omertà sulle questioni dell’omosessualità e della transessualità. Abbiamo bisogno in questi luoghi di parlare, esprimere anche le preoccupazioni e condividere lo spazio e il tempo con la gente che solitamente diffida di queste questioni e fondamentalmente non vuole parlarne. Vogliamo lasciare un segno fatto di dialogo, gioia ma anche espressione sincera di ciò che vuol dire essere omosessuale o transessuale in luoghi periferici, luoghi troppo spesso silenziosi e ciechi sulla vita di tante persone vicine».

Insomma, quello del prossimo 3 maggio vuole essere soprattutto un momento di aggregazione da realizzare «in collaborazione con tantissime realtà salernitane e campane nonché nazionali. Anche il Comune di Salerno ha dato grande disponibilità», spiegano ancora dall’associazione. Ma cosa ne pensa il mondo cattolico di un evento di questo tipo? La Curia tende a non prendere una posizione netta. «Ognuno è libero di mostrare e dire quello che reputa opportuno – dice don Alfonso D’Alessio, direttore dell’ufficio per le Comunicazioni sociali – Auspicherei, però, che la stessa libertà fosse garantita anche a chi la pensa diversamente perché noto spesso una sorta di aggressione nei confronti di chi pensa alla famiglia in maniera tradizionale».

Tuttavia l’annuncio dell’evento è anche l’occasione per ribadire che «bisognerebbe fare distinzione tra vivere insieme e l’istituto della famiglia. Quest’ultima concezione nasce dall’unione tra un uomo e una donna che si aprono alla vita».

Ma nonostante la posizione conciliante della Curia, tra le famiglie cattoliche serpeggia il malumore. Ad esempio, all’interno di Comunione e Liberazione le critiche all’evento sono tante. In particolare, ad essere messo sotto accusa è l’aperto appoggio offerto dall’ente comunale alla manifestazione. «Credo che l’Istituzione – spiega Nicola Formica, già responsabile del movimento – dovrebbe essere un luogo in cui si difende la dignità e la libertà delle persone, cercando di valorizzare quelle espressioni funzionali alla dignità dell’uomo e, quindi, della famiglia. Per questo reputo che non si possa aderire semplicisticamente a questa espressione di presunta libertà, ma bisognerebbe essere più critici». E nello stigmatizzare il comportamento del Comune, Formica ribadisce che «la famiglia è tale perché c’è un padre ed una madre e la genitorialità è frutto di questo rapporto. E’ un’esperienza di grande donazione e non può essere frutto di un mero e semplice desiderio».

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