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Falso pomodoro dop: nove persone sotto inchiesta

SARNO. Nove persone sono state raggiunte dall’avviso di conclusione indagini per una truffa alimentare, indagate per la produzione e commercializzazione di falso pomodoro San Marzano Dop. L’inchiesta...

SARNO. Nove persone sono state raggiunte dall’avviso di conclusione indagini per una truffa alimentare, indagate per la produzione e commercializzazione di falso pomodoro San Marzano Dop.

L’inchiesta riguarda Filomena Sirica, produttrice marzanese e presidente del cda della coop Madonna del Carmine a Sarno, Salvatore Annunziata, sessantacinquenne sarnese produttore e socio della coop, Ciro Crescenzo, sessantunenne produttore, Amalia Cirella, quarantaseienne di Santa Maria a Vico, ispettrice agronoma incaricata dall’Ismecert dei controlli sui produttori e sui terreni coltivati a Pomodoro San Marzano Dop, Guido Crescenzo, sarnese quarantunenne, socio della coop Madonna Del Carmine, Antonio Raimo, cinquantunenne, Pietro Murano, sessantaseienne sarnese, produttore e socio della stessa coop, e infine Carmine Fasolino, cinquantunenne sarnese, gestore di fatto della coop.

Nel mirino della procura c’è la campagna di trasformazione del pomodoro del 2010, dove la certificazione San Marzano Dop arrivò tramite la Ismecert, per cui lavorava la Sirica, attestando la presenza di pomodoro Marzanese Dop.

Così la Sirica avrebbe agito da istigatrice delle condotte contestate, con il concorso di Cirella e Fasolino, figure apicali della coop, che commetteva la frode. L’origine e la qualità del prodotto dichiarato non corrispondeva al dichiarato pomodoro San Marzano Dop: il prodotto veniva rivenduto alle industrie Fratelli D’Acunzi di Nocera Inferiore e Conserve Marrazzo di Pagani, che avrebbero poi rivenduto la merce in barattoli per la commercializzazione, confezionati in prodotti a denominazione protetta, in modo da trarre in inganno gli acquirenti. La merce era quantificata in 14.900 kg per Annunziata, riguardo una vendita alle conserve Marrazzo, rispetto al reale quantitativo di 5000 kg effettivamente venduti e consegnati, con uno stock di merce fuori da ogni controllo su provenienza e origine rispetto alla documentazione predisposta.

Altra partita viene quantificata in 21770 kg, certificato invece in 8800 kg massimi producibili, senza averne la disponibilità, con la contestazione al produttore Crescenzo, senza la materiale disponibilità dei terreni certificati. Altre due partite sono addebitate a Mancuso, Murano e Raimo: gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Buongiorno e Teresa Moreno.

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