Falso, due carabinieri sotto inchiesta

Giro di schede telefoniche, indagati gli ex comandanti delle stazioni di Castel San Giorgio e Siano

CASTEL SAN GIORGIO. Sono indagati per falso in atto pubblico gli ex comandanti Antonio Gangemi e Nicola Pagano, rispettivamente al comando delle stazioni dei carabinieri di Castel San Giorgio e Siano. In queste ore i due sono stati raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini assieme a Vincenzo Adinolfi, di S. Giorgio, responsabile di due società mandatarie di una compagnia telefonica, finita suo malgrado nell’indagine come parte lesa.

Secondo l’attività inquirente curata dalla procura di Salerno, col fascicolo seguito dal sostituto procuratore Marco Colamonici, sarebbero state richieste per conto della stazione di carabinieri di Castel San Giorgio 652 schede telefoniche, di cui dieci 10 firmate da Pagano, con l’utilizzo di un timbro intestato, contraffatto o fatto contraffare da Gangemi e Adinolfi.

Entrambi i sottoufficiali dell’arma sono accusati degli stessi reati 476 e 468, con il solo Gangemi a rispondere di truffa. Secondo l’ipotesi il raggiro di Gangemi avrebbe fruttato premi alla società di Adinolfi per 25.000 euro, col timbro contraffatto mentre il comandante di Castel San Giorgio era stato trasferito in un’altra località, fuori dalla provincia di Salerno durante l’indagine nei suoi confronti, la prima aperta nei suoi riguardi, scattata nel periodo tra il 2008 3 il 2009.

L’ex comandante della stazione di Castel San Giorgio finì implicato allora in una vicenda che lo ha portato sotto processo davanti ai giudici del tribunale di Nocera Inferiore, col dibattimento tuttora in corso: il sottufficiale fu arrestato nel 2009, durante il comando della caserma, per detenzione di armi e stupefacenti non correttamente registrate all’interno della struttura. Successivamente venne rinviato a giudizio con altre persone per lesioni e falso in concorso, vicenda di pestaggi e denunce confezionate ad arte, indagine nata dall’arresto del paganese Pasquale Mastellone, avvenuto nel 2006 con l’accusa di stalking, che dopo la revoca del provvedimento denunciò una macchinazione costruita dall’ex compagna.

Le accuse iniziali ipotizzavano per Gangemi un fermo pretestuoso eseguito dal comandante col pretesto della viabilità, eseguito ai danni di Mastellone, parte offesa nel processo. Successivamente lo stesso maresciallo avrebbe condotto in caserma il paganese per poi colpirlo al volto minacciandolo esplicitamente.

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