False accuse al rivale, condannato 

Aveva sorpreso un uomo con la moglie e lo denunciò per furto ma era tutto falso

Era tornato a casa e aveva sorpreso la moglie insieme al nuovo compagno: poi l’aveva denunciato, incolpandolo di essere un ladro, dopo averlo aggredito. Il Gup ha disposto a suo carico la condanna ad un anno di reclusione, con pena sospesa, al termine del giudizio abbreviato, con accuse di minaccia, lesioni personali e calunnia.
Quella sera dello scorso 25 luglio scorso, l’uomo chiamò l’operatore del 112: «C’è un ladro in casa», disse accusando falsamente l’uomo, a lui sconosciuto, sorpreso in compagnia della moglie. All’immediata aggressione nei confronti del rivale, aveva aggiunto insomma una sorta di vendetta, incastrandolo con la denuncia ai carabinieri. Aveva detto che quella persona trovata in casa era un topo d’appartamenti descrivendo anche il colpo subìto in casa. Prima ancora, però, si era scagliato contro la donna, offesa e poi trascinata per i capelli fino in cucina. Qui, sotto la minaccia di un coltello, la prese a schiaffi e pugni. «Non sai fare la madre - le urlò - «non ti faccio più vedere i tuoi figli».
Poi andò oltre, arrivando alla minaccia impugnando un coltello da cucina: «Ti taglio la testa». La donna venne colpita e riportò contusioni e traumi guaribili in un paio di giorni. La resa dei conti si completò con l’amante, quando i due furono faccia a faccia e alle offese si aggiunse una ritorsione, con la falsa accusa di essere un ladro. Via telefono, infatti, il marito tradito disse all’operatore del 112 che in casa c’era un ladro. La storia era del tutto inventata al fine di costruire per sé e per gli altri una verità alternativa, con tanto di guai giudiziari per il rivale.
I carabinieri arrivati sul posto cominciarono a rimettere insieme i pezzi della storia, che non resse. Le tre versioni dei presenti, lui, lei e l’altro, evidenziavano il vero ruolo dell’accusato: amante della donna e sorpreso in casa dal marito tradito.
La vicenda aprì un procedimento penale, ma a carico dell’accusatore, il quale venne rinviato a giudizio al termine della conclusione delle indagini preliminari, fino all’udienza celebrata davanti al Gup e conclusa con la condanna. Il marito trentanovenne, preso dalla rabbia, tradito e pronto a tutto, è stato riconosciuto colpevole con pena sospesa pari ad un anno di reclusione.(a. t. g.)
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