L'inchiesta

Falsa perizia, tre psicologi indagati a Salerno

A una svolta l’indagine sulla dirigente del Nucleo per i minori. L’accusa: «Ha ricostruito frasi mai pronunciate dai bimbi»

«Arbitrarie associazioni», di frasi «carpite ai minori» e di frasi che questi ultimi non avrebbero «mai pronunciato». È soltanto uno dei passi d’accusa contenuti nel fascicolo d’inchiesta a carico della neuropsichiatra infantile Maria Rita Russo, la dirigente nel Not che per anni è stata un riferimento della Procura nelle indagini per violenze sui bambini e che ora è finita al centro di una bufera giudiziaria che potrebbe giungere presto a una svolta. Con lei sono indagati la psicoterapeuta Patrizia Pes e lo psicologo Salvatore Maurizio Salice, entrambi della Scuola romana Rorschach. Sono tutti accusati dei reati di falsa perizia e calunnia, per una vicenda venuta alla luce nella primavera scorsa e che adesso potrebbe riaccendere i riflettori anche su altri procedimenti esaminati al Tribunale di Salerno.

Tutto inizia l'ottobre del 2013, quando davanti al giudice dell’udienza preliminare Sergio De Luca arriva per l’incidente probatorio il caso di un colonnello dei carabinieri denunciato dall’ex moglie per abusi sessuali sul figlioletto di due anni. A confronto ci sono le relazioni dei consulenti tecnici dell’accusa (i tre attuali indagati) e quelle elaborate dai professionisti incaricati dalla difesa. Si valutano fotografie, dichiarazioni e elementi di ordine psicologico, poi l’udienza viene rinviata a dicembre e in quella data l’imputato formalizza la richiesta di essere giudicato con il rito abbreviato, allo stato degli atti già raccolti. È quando in primavera il gup emette la sentenza di assoluzione che si apre un nuovo capitolo. L’ufficiale è assolto con formula piena, «per non aver commesso il fatto», e nel contempo il giudice trasmette gli atti alla Procura perché si determini non solo sulla posizione dell’ex moglie (che per ripicca avrebbe denunciato il falso) ma anche sui consulenti tecnici che avevano corroborato le tesi accusatorie e che secondo il giudice avrebbero forzato e manipolato le dichiarazioni dei bambini, rischiando di far condannare un a persona innocente.

A circa dieci mesi da quella segnalazione, i sostituti procuratori Elena Guarino e Carmine Olivieri hanno rinvenuto elementi di conferma ai rilievi espressi nella sentenza del gup, i tre esperti restano iscritti nel registro degli indagati e non è escluso che l’inchiesta possa essere chiusa in tempi brevi. Nel fascicolo ci sono anche le memorie presentate dall’avvocato Cataldo Intrieri del Foro di Roma, che dopo aver difeso nell’abbreviato l’ufficiale dei carabinieri è passato al contrattacco raccogliendo materiale sugli psicoterapeuti che avevano dato sostegno con le loro relazioni alle ipotesi accusatorie. Si avanza tra l’altro il sospetto di consulenze fotocopia, perché secondo il legale la dottoressa Russo avrebbe attribuito anche a un altro bambino, parte lesa in un procedimento diverso, la stessa terminologia che sarebbe stata usata dal figlio del suo assistito. I processi in cui è stata incaricata di consulenze e perizie sono però moltissimi, grazie alla stima guadagnatasi tra i magistrati e a un incarico di rilievo all’Asl, dove le è stato assegnato il ruolo di responsabile del Not, il Nucleo operativo territoriale, che costituisce un centro di riferimento contro i fenomeni di maltrattamento e abuso nei confronti dei minori. Ora l’ombra di un’inchiesta gudiziaria, su cui si farà chiarezza nei prossimi mesi.

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