Fallisce la Ergon, operai in ansia 

Ciascuno dei 70 dipendenti vanta crediti per ventimila euro con la partecipata del Consorzio

POLLA. La Ergon è fallita, finisce così dopo anni l’agonia finanziaria della società partecipata del Consorzio di Bacino Salerno 3 che aveva in carico la gestione del ramo rifiuti dell’ente consortile. Nei giorni scorsi è stato decretato il fallimento ed è stato nominato il curatore fallimentare che ora dovrà occuparsi del recupero dei crediti maturati dalla società nei confronti dei Comuni che hanno usufruito del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti negli anni scorsi fino a quando le attività dell’azienda non si sono bloccate.
Una vicenda dove le ombre sono sempre maggiori delle luci soprattutto per i circa 70 dipendenti che ormai da tempo sono in aspettativa, pertanto senza stipendio e con ognuno di loro che ha maturato crediti in media di circa ventimila euro per stipendi non pagati e per i quali sono stati fatti dei decreti ingiuntivi. Sulla carta, i crediti maturati dalla Ergon nei confronti dei Comuni ammontano a circa 11 milioni di euro, anche in questo caso sono stati fatti dei decreti ingiuntivi, tutti però, come prevedibile, impugnati dai vari comuni che ritengono di non dover pagare le cifre richieste.
Ora bisognerà attendere quali saranno le mosse del curatore fallimentare e se ci saranno margini di trattativa con i Comuni per poi accertare la reale entità dei crediti vantati. A dicembre dello scorso anno il ministero competente ha nominato dei commissari ad acta per valutare, Comune per Comune, il contenzioso con l’azienda per capire quale sia l’entità del credito maturato dalla Ergon. I commissari hanno avuto sessanta giorni per rispondere ai quesiti, questa fase è stata propedeutica all’emissione dei decreti ingiuntivi per cercare di recuperare il denaro dai Comuni debitori.
Intanto i dipendenti fanno sapere che non se ne staranno con le mani in mano e anzi stanno preparando una azione di protesta eclatante che già nei prossimi giorni potrebbe essere messa in atto. «Non sappiamo più cosa pensare – spiegano – perché ormai la rassegnazione sta prendendo il posto della speranza. La procedura fallimentare temiamo possa portare al blocco dei decreti ingiuntivi che ognuno di noi ha fatto per potere avere quello che gli spetta e non sappiamo se gli 11 milioni di euro sono crediti reali o è una cifra che non corrisponde alla realtà. Al momento nessuno di noi sta lavorando, siamo in attesa che a settembre inizino i corsi di riqualificazione professionale organizzati dalla Regione per poi sperare di essere inseriti nell’organico dell’Ato».
Erminio Cioffi
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