Ex pastificio Amato Il fitto sarà prorogato

Manca solo la firma del giudice, la Dicado potrà produrre fino al 30 novembre Già scattata la procedura di licenziamento collettivo: una beffa per i 26 operai

È arrivata ieri mattina – anche se per l’ufficialità manca ancora la firma del giudice Jachia che sarà apposta solo il prossimo 2 settembre – la proroga del fitto del pastificio Amato che consentirà la prosecuzione delle attività aziendali fino al prossimo 30 novembre. Altri tre mesi di apparente serenità per il ciclo produttivo reintrodotto a Salerno da Dicado, ma che per forza di cose dovrà comunque essere bloccato per qualche giorno. È questa la beffa imposta da una burocrazia evidentemente troppo macchinosa e poco snella che creerà non pochi danni, soprattutto economici, proprio a causa del blocco della produzione.

Ciò dipende infatti dal fatto che il licenziamento collettivo dei lavoratori, determinato dalla scadenza del fitto del pastificio, è già avviato ed è irreversibile e dunque da domani in azienda non ci sarà nessuno per svolgere le normali attività del pastificio che, a questo punto, quando riprenderà la produzione necessiterà di pulizie ed accorgimenti non necessari se le attività non avessero mai subito una interruzione.

In questa settimana, oltretutto, i lavoratori dovranno anche procedere ad una serie di adempimenti sindacali per essere iscritti nelle liste di mobilità con tempi strettissimi. Impossibile infatti bloccare il licenziamento collettivo, anche perché seppure ce ne fosse stata la possibilità i lavoratori avrebbero poi perso il diritto alla mobilità: un’ennesima beffa per le uniche vere vittime del fallimento Amato. La proroga è infatti solo una panacea ma il problema di stabilizzare uno stabilimento il cui valore è stimato 30 milioni di euro si ripropone, ed anche con veemenza. Lo hanno ribadito ieri mattina i rappresentanti sindacali di Cgil e Uil, Mimmo Oliva e Ciro Marino, nel corso di una conferenza stampa convocata proprio per esprimere tutto lo sdegno e lo sgomento che questa situazione ha suscitato. «Il pastificio Amato e di conseguenza la sua produzione vanno stabilizzati, occorre una soluzione condivisa e definitiva, perché non è possibile che dopo tante difficoltà si stia ancora all’anno zero come purtroppo accade in questo momento». Questo, in sostanza, il messaggio lanciato ieri dai rappresentanti sindacali che promettono battaglie per veder finalmente risolta l’annosa vicenda. Viene chiesto un piano industriale, anche di ristrutturazione, serio e concreto, per innalzare i livelli occupazionali e soprattutto per avviare il pastificio ad una gestione definitiva e seria. «Tribunale e curatela fallimentare – hanno detto i sindacalisti – devono farci capire da che parte stanno e che gioco stanno facendo. Abbiamo un imprenditore serio che ha dimostrato di aver tenuto fede agli impegni presi, vuole andare avanti con questo corso aperto un anno fa e va messo in condizione di fare imprenditoria. Crediamo che se si concretizzasse l’acquisto si riaprirebbero possibilità lavorative importanti anche per gli 85 lavoratori che attualmente sono in mobilità».

La pubblicazione del bando, inizialmente prevista per settembre, dovrebbe essere slittata ad ottobre ma non c’è ancora certezza sull’argomento. Dicado, come anticipato ieri, starebbe pensando ad una offerta e non è detto che gli ultimi accadimenti non possano rappresentare il jolly che alla famiglia Di Martino potrebbe far comodo per avere maggiore potere nell’auspicata compravendita dell’opificio.

Carmen Incisivo

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