Ex Copmes, sotto accusa dieci persone

Contestati abusi edilizi per la reindustrializzazione dell’area a Scafati ma il gip rigetta la richiesta di sequestro del pm

SCAFATI. Non è stata rispettata la fascia di rispetto dal cimitero cittadino: il pm chiede di sequestrare l'ex Copmes, ma il giudice per le indagini preliminari – Luigi Levita – rigetta la richiesta.

Dieci gli indagati per abuso edilizio nell’affaire ex Copmes. L’indagine della Procura di Nocera Inferiore affidata al sostituto procuratore, Roberto Lenza, arriva ad una svolta. Il 17 febbraio scorso, il Gip Levita ha depositato un’ordinanza nella quale rigetta la richiesta di sequestro dell’area industriale, il cui progetto fu redatto dallo studio Giugiaro. Nel registro degli indagati dieci persone, tecnici comunali, professionisti e consiglieri del Cda di Scafati Sviluppo la società partecipata che si è occupata del progetto di reindustrializzazione. Innanzitutto, risultano tra gli indagati i tecnici comunali che hanno istruito la pratica edilizia a partire dalla responsabile del Più Europa, Maria Gabriella Camera, a seguire i tecnici Andrea Matrone, Aniello Cirillo e Maurizio Albano. E poi l’ex amministratore delegato di Scafati Sviluppo Giovanni Cannavacciuoli, con i componenti del cda Alfredo D’Ambruoso e Maria De Rosa. E infine i tecnici esterni, l’architetto progettista Valeriano Pesce, e coloro che hanno curato la pratica per l’edificazione dei capannoni, Massimo Di Salvo e Giampiero Imparato. Esclusi dall’inchiesta i politici.

A settembre il pm nominò un consulente per verificare se il progetto per la realizzazione dei capannoni nell'ex Copmes avesse rispettato la normativa vigente in maniera urbanistica. L’attenzione della Procura era appuntata sul rispetto delle distanze dell’area industriale dal cimiteroo. Una distanza che sarebbe dovuta essere di almeno 200 metri ma che in realtà era la metà. Il consulente ha rilevato che la fascia di rispetto non era stata tenuta in considerazione. Ma ha anche rilevato che nella redazione del Prg presentato dall’architetto Dal Piaz nel 1996 veniva rilevato che vi era un errore materiale e cioè quel vincolo poteva essere rimosso per opere di interesse pubblico.

È proprio questo il cavillo che il Gip estrapola per argomentare la decisione di non accordare il sequestro preventivo dell'area. Il Gip sostiene che – fin dal 1998 – anno in cui l’amministrazione prende atto dell’errore materiale c’era la volontà di rimuovere il vincolo. E inoltre nulla vieterebbe al consiglio comunale di diminuire la fascia di rispetto. Fatto sta che la distanza, non è stata rispettata.

Il pm Lenza, letto il diniego del sequestro preventivo potrebbe fare appello contro la decisione del giudice per le indagini preliminari e rivalutare le accuse di abuso edilizio nei confronti dei 10 indagati.

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